Eliminare le disuguaglianze sanitarie. Il punto di vista di una gastroenterologa universitaria

Eliminare le disuguaglianze sanitarie. Il punto di vista di una gastroenterologa universitaria

Maggio 2022 Off Di Giovanni Brancato

Carola Severi
Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione

Nella mia esperienza da medico universitario della UOC di Gastroenterologia del Policlinico Umberto I di Roma, nei miei quasi 25 anni di carriera, non posso dire di aver avvertito importanti discriminazioni di accesso alla sanità e alla medicina per pazienti provenienti da contesti socioculturali differenti. Nel corso degli anni ho infatti verificato che l’equità è alla base del nostro sistema sanitario pubblico. Tuttavia, niente è perfetto ed alcune crepe si stanno aprendo.
Nella mia esperienza lavorativa, infatti, ho rilevato in certi casi un più facile accesso ai servizi sanitari a persone con disponibilità economica maggiore. L’esempio più lampante è la rapidità di accesso per la prima visita attraverso Intramoenia. Questa, se prenotata attraverso il servizio sanitario nazionale, prevede tempistiche più lunghe e meno personalizzate. Il pagamento della visita in intramoenia elude questo meccanismo e permette di accedere al servizio in tempi minori oltre che di scegliere lo specialista al quale si intende rivolgersi. Stesso discorso vale per la prenotazione di esami diagnostici per i quali i tempi, piuttosto lunghi nel servizio sanitario, vengono drasticamente ridotti se ci si rivolge alla sanità privata. Tuttavia, per presentare una visione a 360 gradi della situazione, è corretto sottolineare che il criterio d’urgenza è previsto dal sistema sanitario e consente di ottenere entro 72 ore la prestazione richiesta dal medico di medicina generale, senza però avere la possibilità di scegliere lo specialista od il luogo dove recarsi.

Discorso diverso può invece essere fatto per quanto riguarda il prosieguo del rapporto medico-paziente, e faccio riferimento alla mia professione in ambito di una azienda ospedaliera universitaria. Infatti, indipendentemente dal metodo di prenotazione con cui si è arrivati alla prima visita, i tempi ed i meccanismi di prenotazione nei successivi controlli sono notevolmente facilitati e velocizzati anche nel servizio pubblico, consentendo a chi ha minore disponibilità economica di avvalersi degli stessi tempi riducendo le disparità. E qui si riscontra però un’altra problematica emergente. A favore del risparmio economico, l’attuale tendenza nel sistema sanitario che non consente la scelta di un particolare medico nell’ambito della struttura contrasta con il mantenimento di un rapporto fiduciario personale medico-paziente, che è scientificamente dimostrato essere essenziale ad esempio per le malattie croniche funzionali gastrointestinali sulle quali io lavoro. Per risolvere questa dicotomia, potrebbe essere congrua un’efficiente digitalizzazione dei dati sanitari dei singoli pazienti che preveda anche un facile contatto tra i vari professionisti sanitari che di loro si sono occupati. In questa maniera, seppure il paziente si trovasse ad avere a che fare con un medico diverso, in una qualsiasi zona del Paese, tramite la cartella sanitaria digitale centralizzata, il medico subentrante potrebbe conoscere con esattezza le problematiche, le cure, le terapie a cui il paziente è stato sottoposto, consentendo un corretto approccio olistico al quadro personale del singolo. Inoltre, l’accesso ai nominativi dei colleghi che si sono occupati del caso, permetterebbe un contatto diretto tra i vari operatori sanitari. In considerazione del fatto che da questo punto di vista la situazione italiana è a macchia di leopardo, sarebbe auspicabile confrontarsi e avviare corsi di formazione con le ASL delle regioni che da più tempo e con maggiore efficacia lavorano sulla digitalizzazione , ad esempio la regione Emilia Romagna.
Ultimo aspetto, ma non meno importante, è l’accesso ad alcuni tipi di cure che prevedono l’uso di presidi medici con dimostrata efficacia non rimborsati dal sistema sanitario. Per quanto mi riguarda, il caso più esemplificativo è la fornitura del Macrogol nel trattamento della stipsi. Questo è un disturbo assai prevalente in ambito gastrointestinale che risulta correlato a varie patologie e la cui risoluzione migliora notevolmente la qualità di vita del paziente. Anche se varie altre soluzioni meno care sono disponibili, l’uso di questo presidio con accertata efficacia terapeutica ma per il quale è prevista un’assunzione cronica, è talvolta impedito dalle possibilità economiche di alcuni pazienti.

Per concludere, il nostro sistema sanitario nazionale rende il problema delle disuguaglianze in ambito sanitario molto minore che in altri paesi del mondo. Tuttavia, per risolvere alcune criticità ancora attive sarebbe necessario migliorare il rapporto tra personale sanitario, anche specialistico, ed istituzioni sia locali che nazionali, e favorire scambi collaborativi tra lo stesso personale medico anche extraregionale, per limare alcune incongruenze e migliorare ulteriormente il benessere sanitario della popolazione.