I vantaggi tecnologici in Chirurgia

I vantaggi tecnologici in Chirurgia

Ottobre 2018 Off Di Giovanni Brancato

Giorgio De Toma
Direttore Dipartimento di Chirurgia “Pietro Valdoni”

 

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una fervente evoluzione del progresso tecnologico in numerose discipline chirurgiche, ed in particolare nella Chirurgia miniinvasiva e Robotica, Endovascolare e Radioimmunoguidata, che stanno cambiando, a volte drasticamente, le regole tradizionali.

La Chirurgia mininvasiva ha presentato da subito dei vantaggi indubbi sia per il paziente, che può giovare di un minor traumatismo chirurgico, una minore sintomatologia dolorosa post-operatoria e una precoce ripresa delle funzioni fisiologiche, con conseguente abbattimento dei costi di ospedalizzazione; sia per il chirurgo che ne ha acquisito vantaggi sotto il profilo squisitamente tecnico permettendo di avere una visione diretta ed amplificata di organi e strutture poste in logge e recessi di difficile accesso o che contemplerebbero grandi incisioni per via aperta.

Nonostante gli indiscutibili vantaggi non si devono sottovalutare le possibili difficoltà, vale a dire la difficile manovrabilità di strumenti molto lunghi e la visione bidimensionale, con la mancata percezione della profondità. Il recente sviluppo dei sistemi robotici applicati alla chirurgia ha permesso di superare molte difficoltà intrinseche nelle tecniche mininvasive, a fronte però di costi di gestione molto più elevati. Dal primo robot chirurgico AESOP, del 1994 e consistente in un braccio robotico utilizzato come supporto per l’ottica, siamo ormai giunti all’ultima generazione dei robot Da Vinci e ZEUS dotati di strumenti con articolazioni che permettono movimenti simili alla mano umana, fino all’esecuzione di interventi a grande distanza, utilizzando sistemi di telecollaborazione chiamati SOCRATESTM e HERMESTM.

Anche in ambito robotico, come laparoscopico, i vantaggi sono potenzialmente numerosi, ma ancora restano dubbi irrisolti, come la mancanza della sensazione tattile derivata dagli strumenti chirurgici, che è solo parzialmente compensata dalla possibilità di visione tridimensionale ed il tempo ancora molto lungo impiegato per sistemare le apparecchiature, prima di procedere ad un intervento. Una volta risolti questi problemi, e ottenuta una diffusione dei sistemi tale da ottenere un abbattimento generale dei costi di esercizio (ancora oggi insostenibili per molte Aziende Ospedaliere), la robotica potrà diventare una realtà applicabile ad ogni tipo di chirurgia.

Un altro campo che negli ultimi 15-20 anni ha ricevuto una forte spinta evolutiva è sicuramente la chirurgia endovascolare. I trattamenti endovascolari quali l’angioplastica e gli stents per le stenosi, le trombolisi e gli endografts per aneurismi, permettono di trattare i pazienti in maniera meno invasiva rispetto alla chirurgia tradizionale. Questo è particolarmente importante quando si hanno patologie concomitanti (diabete, cardiopatia ischemica, broncopatie ostruttive), che comporterebbero un rischio operatorio o anestesiologico molto elevato.

Ma, nonostante il miglioramento tecnologico e la aumentata esperienza di chirurghi e radiologi interventisti, la tecnica endovascolare non si è ancora rivelata superiore, in termini di risultati a lungo termine, rispetto alla chirurgia classica. La chirurgia radioimmunoguidata è una recente tecnica in grado di identificare lesioni neoplastiche di altresì complessa localizzazione e conseguentemente di permetterne l’asportazione chirurgica mirata. Tale metodica prevede la possibilità di effettuare specie in ambito oncologico, diagnosi sempre più precoci e sempre più precise per sede e natura delle lesioni.

La tecnica adottata è quella immunoscintigrafica, che prevede una reazione specifica antigene-anticorpo rivolta contro le cellule tumorali e localizzata con metodica scintigrafica. L’immunoconiugato può essere combinato a tossine o chemioterapici con effetto tumoricida altamente specifico e come tale ha trovato riscontro in numerosi trial clinici per il trattamento dei linfomi e delle neoplasie pancreatiche disseminate, non resecabili.