La medicina interna ai tempi della pandemia da cororonavirus SARS-CoV-2
Maggio 2021 Off Di Giovanni BrancatoClaudio Letizia
Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione
La pandemia legata al nuovo Coronavirus (SARS-CoV-2), apparsa alla fine del 2019 in Cina e da lì dilagata in tutto il mondo, continua ancora oggi, a metà del 2021, a mostrarsi come un evento epocale dalle innumerevoli problematicità, che si presentano nel contesto medico-scientifico come nei contesti più disparati, da quello politico-economico, a quello sociale e culturale. Al di là di qualunque polemica, siamo convinti che la dimensione medico-scientifica deve avere la primazia, perché è da questa e solo da questa che devono partire le piste di una possibile risoluzione di ogni altra problematicità legata alla pandemia. La Scienza Medica, difatti, si differenzia dalla Sociologia e dalla Politica e dall’Economia, in quanto queste discipline si muovono in una dimensione caratterizzata da numeri e da calcoli e in quanto spesso basano le loro scelte sulla figura morale dell’utilitarismo, che si basa sul principio di utilità, che ricerca il maggior bene materiale per il maggior numero di persone, tralasciando inevitabilmente chi rientra nel minor numero. La Medicina, invece, e nella fattispecie la Clinica Medica, ovvero la Medicina Interna, ha cura di ciascun malato ai fini del bene per la singola persona, e questo vale per ogni persona malata.
Nell’ambito della Medicina sono tante le branche disciplinari che si stanno occupando del Covid-19, ma la Medicina Interna pare essere il punto nevralgico, al di là di quanto va pure riconosciuto alle scienze di base come la Virologia, l’Immunologia, l’Epidemiologia e alle discipline cliniche specialistiche quali l’Infettivologia e la Rianimazione. La Medicina Interna, difatti, si caratterizza per la sua mentalità e per il suo approccio clinico olistico, sub specie totius, ma sa essere moderatamente riduzionista nel momento della ricerca scientifica, di cui è anche capace, essendo in grado, come diceva uno dei suoi maggiori pionieri, Guido Baccelli, a conciliare l’analisi e la sintesi. A livello didattico, inoltre, la Medicina Interna ha la capacità di assumere sotto di sé le istanze di comprensione di tutte le dimensioni cliniche del paziente a livello dell’organismo nella sua totalità e non come avviene per le altre specialità che guardano il singolo organo o apparato. L’internista, infatti, è da sempre riguardato, nell’ambito delle specializzazioni, con una metafora, come il direttore di un’orchestra, che dirige i singoli musicisti. E colui che dirige l’orchestra è il maestro, che armonizza i vari musicisti, i professori, che suonano i diversi strumenti. Giacinto Viola, all’inizio del Novecento, definì la Medicina Interna scienza dell’individuale e la Clinica Medica si è sempre dimostrata per quello che l’attuale pandemia ha messo ancor più in evidenza. Per il suo modus cogitandi e per le sue capacità pratiche l’internista è la figura di specialista, che può prendersi carico del singolo paziente affetto da Covid nella sua totalità, ma anche nella sua particolarità.
La nostra esperienza diretta di Clinici Medici o Medici Internisti, che dir si voglia, ha avuto modo di confermare nei fatti, durante l’attuale pandemia, quanto abbiamo fin qui affermato. La nostra Unità Operativa Complessa di Medicina Interna Covid, una di quelle attivate nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Umberto I della nostra Università di Roma “La Sapienza”, ha potuto mettere in evidenza, attraverso l’operato della nostra equipe in termini di assistenza, ricerca e didattica, le capacità, da una parte, di assistere con la competenza internistica, che ci è propria, centinaia di pazienti, con presenza o meno di comorbidità, affetti da Covid e di poter fare, d’altro canto, una proficua didattica, attraverso la messa in chiaro agli studenti delle problematicità di ogni singolo paziente, facendo emergere la complessità delle evenienze sulla base di una dimensione non solo organica, ma organismica di tutti gli aspetti patologici e clinici in virtù delle caratteristiche individuali della singola condizione data anche dalla presenza di comorbidità. Inoltre, dalle considerazioni scientifiche sono scaturite tesi di laurea e studi scientifici, che a breve confluiranno in pubblicazioni su Rivista. In conclusione, possiamo affermare che la Medicina Interna non poteva non impattarsi nel migliore dei modi nel confronto, per quanto improvviso, con la pandemia da Coronavirus, nonostante alcune inevitabili difficoltà strutturali e logistiche. Le sue capacità teoriche e pratiche hanno fatto sì che non vi fossero eccessive difficoltà ad affrontare il compito sui piani assistenziale, scientifico e didattico. Al punto che si dovrebbe nuovamente prendere in considerazione, nell’auspicato nuovo assetto della Sanità post-pandemica, a livello territoriale, ospedaliero e accademico, delle capacità manageriali, gestionali, tecniche e scientifiche della Medicina Interna.