La reumatologia durante la pandemia da Covid-19
Gennaio 2021 Off Di Giovanni BrancatoManuela Di FrancoVicepreside Facoltà di Medicina e Odontoiatria
Fabrizio ContiDipartimento di Scienze Cliniche Internistiche, Anestesiologiche e Cardiovascolari
Da quando a marzo 2020 l’OMS ha dichiarato lo stato di pandemia da SARS-CoV-2, la vita di tutti i cittadini del mondo è radicalmente cambiata. Per i malati cronici e immunodepressi come sono per la maggior parte le persone affette da malattie reumatologiche l’impatto della pandemia è stato ancora più traumatico. Durante la prima ondata, gli ospedali hanno dovuto far fronte all’improvvisa impennata delle infezioni da Covid-19, riconvertendo i posti letto, contingentando le attività di day-hospital e chiudendo di fatto le attività ambulatoriali; i malati reumatologici hanno rischiato di perdere la continuità assistenziale con il pericolo di un peggioramento del loro stato di salute.
Tutte le malattie reumatologiche come l’artrite reumatoide il lupus eritematoso sistemico, le connettiviti in genere, le spondiloartriti, le malattie rare, sono caratterizzate da uno stato infiammatorio cronico causato da un’alterazione della risposta del sistema immunitario. Tutte hanno però in comune un impatto significativamente negativo sulla qualità della vita, a volte sull’aspettativa stessa di vita, e tutte, se non trattate, comportano diversi gradi di disabilità. Era quindi essenziale per la reumatologia, così come è stato fatto in brevissimo tempo con la didattica, trovare un modo per non interrompere l’assistenza ai malati.
Il primo intervento è stato quello di utilizzare la telemedicina effettuando consulti on-line che hanno permesso di individuare i casi più urgenti, in modo cosi da poterli comunque visitare in sicurezza e mantenere con gli altri la necessaria continuità assistenziale. Sempre mediante la telemedicina, sono stati somministrati a 479 pazienti reumatologici afferenti alla UOC di Reumatologia, questionari che hanno evidenziato come durante il lock-down da Covid-19 questi pazienti abbiano sviluppato un alto tasso di sintomi ansiosi e depressivi meritevoli di intervento specialistico e con impatto negativo sulla malattia di base. Nella fase di ripartenza sono state riorganizzate le visite ambulatoriali, il day-hospital e i ricoveri in sicurezza garantendo ai pazienti la risposta alle loro esigenze. Nella cosiddetta seconda ondata la riorganizzazione dell’assistenza ha permesso di non interrompere le prestazioni richieste.
Dal periodo autunnale sono emerse nuove problematiche con ricadute sia sull’assistenza e secondariamente anche sulla ricerca. La prima è che un discreto numero pazienti affetti da malattie reumatologiche hanno contratto l’infezione da Covid-19. Si tratta di pazienti fragili, per lo più immunodepressi con i quali gli strumenti di telemedicina hanno permesso da una parte, un continuo contatto con il reumatologo/a di riferimento, dall’altra hanno consentito la raccolta di informazioni preziose per la ricerca. La seconda coincide con l’attuale inizio della vaccinazione SARS-CoV-2 che riguarda anche i nostri malati sui i quali il suo effetto è completamente sconosciuto sia in termini di sicurezza che di capacità di immunizzazione. Anche su questo i dati che saranno presto disponibili verranno raccolti per valutare lo stato immunologico dei pazienti post-vaccino. La condizione drammatica della pandemia, pur nelle difficoltà, ha offerto quindi delle nuove opportunità come l’utilizzo degli strumenti tecnologici per l’assistenza e ha lanciato la sfida per la promozione di una ricerca innovativa con una ricaduta immediatamente fruibile per la comunità scientifica e la popolazione.
La telemedicina oggi rappresenta la modalità di valutazione clinica più vicina alla visita in presenza, permette di contattare anche i soggetti che hanno difficoltà a raggiungere il centro di riferimento e permette al clinico una valutazione generale del paziente e il monitoraggio del trattamento. Infine, un’ultima annotazione riguardante gli specializzandi di Reumatologia, i quali hanno attivamente contribuito, con competenza e abnegazione, a trasformare questo difficile periodo in un’opportunità. La pandemia così grave ed imprevista sta dimostrando come la comunità medica di Sapienza, nelle sue diverse specialità, sappia raccogliere le sfide sempre coniugando assistenza, ricerca e didattica.