La salute “diseguale”: un ostacolo da superare
Maggio 2022 Off Di Giovanni BrancatoAntonella Polimeni
Magnifica Rettrice Sapienza
Sulla scia dell’esperienza dello scorso numero di Sapienza Medica anche in questa occasione abbiamo scelto di dedicare la nuova uscita ad una tematica di assoluta centralità nel dibattito pubblico ma che, ad uno sguardo poco attento, potrebbe apparire poco pertinente rispetto agli argomenti trattati sino ad oggi dal magazine. Mi riferisco al tema delle disuguaglianze di salute.
Ancora oggi si registra nel nostro Paese l’esistenza di disuguaglianze ampie, differenziate e in aumento, insieme a problemi nuovi e crescenti, che rischiano di minare alle fondamenta i dettati costituzionali. L’ideale democratico al quale si ispirano le nostre istituzioni richiede che le persone si percepiscano come titolari di una comune umanità e portatori di eguali diritti. Nel riconoscere e garantire i diritti inviolabili di ogni essere umano, la nostra Costituzione afferma la pari dignità sociale di tutti i cittadini indipendentemente, tra le altre cose, dalle condizioni personali e impegna i pubblici poteri a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione alla vita politica, economica e sociale. Tra le forme di disuguaglianza, nelle condizioni cosiddette “di partenza” rispetto al processo di realizzazione dell’individuo, non vi sono ovviamente solo quelle economiche o sociali relative al reddito e alla ricchezza, al genere e alle abilità, oltre che alla lingua e all’istruzione, ma anche quelle legate alle condizioni di salute e all’accesso ai servizi sanitari.
Numerosi studi hanno individuato da tempo l’esistenza di una relazione inversa tra condizione socio-economica e salute. Ne sono un esempio le ricerche del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario della Regione Lazio, le quali hanno dimostrato che la posizione sociale del paziente e il contesto in cui vive influenzano la mortalità, l’occorrenza di gravi patologie, l’accesso ai servizi sanitari, l’utilizzo dei farmaci per malattie croniche e gli esiti delle cure. Ciò avviene anche perché le disuguaglianze socio-economiche influenzano l’esposizione a temperature eccessivamente basse o alte e agli inquinanti ambientali, con la sola eccezione dei centri storici delle grandi città, dove risiedono soggetti più abbienti, ma le concentrazioni di inquinanti sono maggiori.
L’emergenza Covid-19 ha certamente prodotto nuove disuguaglianze, ma al contempo ha accelerato le dinamiche di interdipendenza tra quelle preesistenti. Ne sono una prova tangibile i dati presentati nel recente rapporto “World health statistics 2022: monitoring health for the SDGs, sustainable development goals”, realizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e pubblicato il 20 maggio scorso in occasione della 75° Assemblea Generale, che evidenzia profonde disuguaglianze a livello globale non solo in termini di numero di casi e di mortalità da Covid-19, ma anche per quanto concerne l’accesso alle vaccinazioni e ai test diagnostici. In particolare, è emerso come ad essere stati colpiti maggiormente dall’infezione da COVID-19 ed averne subito le conseguenze più critiche siano stati perlopiù anziani, individui con comorbidità, non vaccinati e le popolazioni economicamente più svantaggiate. A ciò si aggiungono gli effetti negativi prodotti dalla diffusione globale del Covid sui sistemi sanitari nazionali, tali da portare ad un’interruzione degli stessi e dunque dei servizi di assistenza primaria e di comunità in più della metà dei Paesi presi in esame.
L’attuale pandemia ha impattato profondamente sulla vita di ciascuno di noi, sulla collettività, mettendo così a rischio in maniera inedita non solo la salute individuale ma anche la tenuta dal punto di vista economico-finanziario, gestionale ed organizzativo dei sistemi sanitari locali; nonché la possibilità di raggiungere l’obiettivo strategico indicato dall’OMS per il quinquennio 2019-2023 che prevede: un miliardo di persone in più con una copertura sanitaria universale, un miliardo di persone in più maggiormente protette dalle emergenze sanitarie, un miliardo di persone in più con uno stato di salute e di benessere migliore.
In conclusione, augurando a tutte e a tutti Voi una buona lettura, desidero riproporre le parole con cui il Direttore generale Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus descrive la vision dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, con l’auspicio che possano divenire realtà: “Our vision is not health for some. It’s not health for most. It’s health for all: rich and poor, able and disabled, old and young, urban and rural, citizen and refugee. Everyone, everywhere”.