Le sfide della denatalità

Le sfide della denatalità

Gennaio 2022 Off Di Giovanni Brancato

Eugenio Gaudio
Presidente Fondazione Roma Sapienza

La popolazione italiana è di circa 60 milioni, in costante diminuzione; le nascite sono inferiori ai decessi: alcuni sociologi lo definiscono “Inverno demografico”. La famiglia cambia: i bambini non avranno più fratelli, cugini e zii, ma solo genitori, nonni e bisnonni. Una delle cause per cui in Italia si hanno meno figli è perché ci sono meno donne in età fertile; una seconda causa è l’aumento dell’età in cui la donna arriva al parto, tra 35 e 39 anni. «Si rimanda la decisione a causa di una reale difficoltà nella programmazione di un figlio, vuoi da un punto di vista economico che di gestione familiare».

La natalità italiana sta subendo un calo ulteriore a causa della pandemia da Covid-19. Siamo passati dal baby boom degli anni ’60 al baby flop dei giorni nostri: una questione non solo demografica, ma anche economica e sociale, dovuta alla mancanza per decenni di politiche di sostegno alla famiglia e alle donne-madri. I fondi previsti dal PNRR dell’Unione europea rappresentano una occasione unica e forse irripetibile per finanziare politiche a favore delle famiglie con figli.

L’effetto più negativo della denatalità è il progressivo invecchiamento della popolazione, con un numero insufficiente di nuovi lavoratori, in parte integrati dai migranti che oggi, per il nostro Paese, sono più una necessità che un rischio. Il problema non è solo italiano, ma globale: in tutto il mondo progredito oggi si è sotto il tasso di sostituzione di 2,1 figli per donna; e questo coinvolge sia i Paesi che stanziano poco o nulla per le famiglie, come gli Stati Uniti, che quelli, ad esempio nel Nord Europa, con significative politiche familiari. 

E’ importante sottolineare come tutte le ricerche indichino che le persone desiderano più bambini di quelli che nascono. In questo “vorrei ma non posso” è racchiuso il dramma della precarietà morale e materiale della nostra epoca: non serve più affrontare i problemi, se poi c’è un elenco infinito di questioni da risolvere e di cose da avere prima e anche dopo la nascita di un bambino. La aspirazione ad una vita sempre più attiva, impegnata e libera, può arrestarsi a causa della nascita di un figlio? In una società meno frenetica e consumistica, che rivaluti il significato delle persone, potrà esserci più spazio per la famiglia e per i bambini. Per questo, la politica, se vuole davvero affrontare il problema della denatalità, deve innanzitutto impegnarsi per un rinnovamento culturale e valoriale, prima che sociale ed economico.