Laurea in presenza o laurea telematica? Questo è il dilemma!
Settembre 2020 Off Di Giovanni BrancatoAlessandra VeralliLaureanda CLM in Odontoiatria e Protesi dentaria
Ebbene sì, è stato proprio questo il dilemma che mi ha attanagliato negli ultimi giorni. Il giorno della laurea è un traguardo: quel giorno vale tutte le notti insonni passate sui libri, tutti i timori e le ansie di presentarsi all’esame avendo trascurato quel paragrafo o quel capitolo, tutte le rinunce ad uscire il sabato con gli amici perché “ho l’esame la settimana prossima”.
Chi di noi non si è trovato, almeno una volta, in situazioni simili? Chi di noi non ha sognato, almeno una volta, quel fantomatico giorno? Lo abbiamo visto vivere a tanti e possiamo solo immaginare come sarà il nostro, sperando che sia ancora più bello ed emozionante di quelli in cui eravamo solo ospiti e non protagonisti. Eppure, è successo l’impossibile: è arrivata la pandemia del secolo. Ricordo che nei primi giorni ascoltavo, in maniera quasi passiva, le notizie che passavano al telegiornale, come se la cosa non mi tangesse più di tanto. Neppure lo sapevo quanto mi sbagliavo. Pian piano ho appreso la gravità di ciò che succedeva, di quanto in realtà la cosa toccasse tutti, nessuno escluso. Credo sia stato solo quando hanno chiuso le scuole e le università che ho realizzato che tutto stava cambiando e che ci trovavamo in una situazione fuori dal comune.
Ci siamo ritrovati a vivere in una nuova realtà che, tra le altre cose, presupponeva assistere a lezioni e tirocini in modo differente. Abbiamo realizzato il nostro desiderio di seguire i corsi in pigiama, comodamente distesi nel letto, ma a quale prezzo? Abbiamo rinunciato alla nostra quotidianità, al caffè con i colleghi, a vivere il nostro dipartimento, a non cercare più il posto in biblioteca, a non recarci più nella nostra seconda casa: l’università. A reinventarci, comunque, non siamo stati solo noi studenti, bensì anche i docenti che, dopo aver insegnato e interrogato per anni secondo le modalità standard, hanno dovuto imparare, chi più chi meno, a gestire la tecnologia, a utilizzare piattaforme diverse pur di andare incontro al nostro diritto di sostenere esami, nonostante tutto. Io senza la disponibilità e l’accortezza dei miei docenti non avrei sostenuto, durante la sessione estiva, i miei ultimi quattro esami. Grazie Sapienza per aver saputo reinventarti, per non averci lasciati soli, in balia delle onde e delle notizie, per averci dato tutti i mezzi per affrontare questa situazione e per aver predisposto in tutta sicurezza il ritorno nella nostra seconda casa.
Ma ora, bando alle ciance, vi spiego cosa ho deciso in merito alla mia laurea. Da un lato mi si prospettava la possibilità di potermi laureare, in pantofole, comodamente da casa, con le persone a me più care dall’altro lato del computer, senza però poter vivere la proclamazione dal vivo e con l’ansia costante che la connessione saltasse sul più bello; dall’altro la possibilità di laurearmi nell’aula dove tutto è cominciato, dove ho frequentato lezioni, sostenuto esami, lì dove per anni ho sognato il mio giorno, ma dove allo stesso tempo avrei avuto con me solo due persone a mia scelta e gli altri ad aspettarmi sul marciapiede esterno. Non è stato facile e c’è voluta quasi una settimana per arrivare a capire che non avevo affatto bisogno di ascoltare cosa mi consigliassero gli altri, perché era ovvio non trovare tutti d’accordo ed era ovvio che nessuno fosse davvero nei miei panni e mi capisse fino in fondo. Alla fine, tra me e me, mi sono semplicemente domandata “ma tu, dove ti vedi quel giorno?” La risposta non si è fatta attendere: volevo avvertire un brivido sulla pelle all’atto della proclamazione, volevo a distanza di tempo rivedere le foto e i video della discussione guardandomi in tailleur in piedi davanti alla commissione e non davanti ad un computer, volevo sentirmi professionale e adulta a discutere la mia tesi davanti ai docenti e ai miei genitori.
Non credo esista una scelta giusta o sbagliata, ma sono sicura che, avendola presa con tutto il mio cuore, non me ne pentirò mai.