Le sfide dell’Ateneo nel periodo di emergenza sanitaria: prosieguo “in sicurezza” delle attività assistenziali, di ricerca, di didattica
Gennaio 2021 Off Di Giovanni BrancatoRaffaella BuzzettiDipartimento di Medicina Sperimentale
I cambiamenti implementati per una risposta efficace alla pandemia condurranno a trasformazioni profonde?
Gli eventi intercorsi nell’anno 2020 con le loro immediate conseguenze hanno avuto un profondo impatto sulla nostra società, i governi, l’insegnamento, le università, rappresentando per tutti una sfida senza precedenti. L’efficacia della risposta e dei fondamentali cambiamenti che sono stati determinati ed implementati in seguito a tali eventi ci faranno comprendere se il 2020, oltre che per il gravissimo tributo pagato in termini di vite umane e di sofferenza, sarà considerato un anno di profonde trasformazioni e di nuove opportunità per l’accademia, per le facoltà mediche e per il benessere dell’individuo.
Implementazione delle soluzioni digitali: la telemedicina, una realtà nell’ attività assistenziale per la cura delle malattie metaboliche
La pandemia determinata dall’infezione da SARS-CoV-2, rappresentando un impegno senza precedenti per il servizio sanitario nazionale, ha limitato in maniera significativa l’accesso alle cure dei pazienti portatori di patologia cronica come le malattie metaboliche ed “in primis” il diabete mellito che, con una prevalenza di circa il 6%, interessa circa tre milioni e mezzo di italiani. Tale profonda limitazione ha condotto, tuttavia, ad un’accelerazione nella implementazione delle soluzioni digitali e della telemedicina. La pandemia ha, quindi, esaltato l’importanza della telemedicina che, in accordo con quanto definito dal Ministero della Salute, consiste nelle “modalità di erogazione di servizi di assistenza sanitaria, tramite il ricorso a tecnologie innovative di comunicazione, in situazioni in cui il professionista della salute e il paziente (o due professionisti) non si trovano nella stessa località”. Le tecnologie digitali disponibili nei nostri ambulatori ci consentono l’esecuzione sia di tele-visite (atti sanitari in cui il medico interagisce in tempo reale con il paziente a distanza), che di tele-monitoraggi (trasmissione dei parametri clinici da parte del paziente ad una postazione di monitoraggio per la loro interpretazione) che il monitoraggio dei valori glicemici in continuo (holter glicemico) da remoto. Per la nostra esperienza la telemedicina si è dimostrata l’opzione migliore e, in molti casi, l’unica utile a fornire un’assistenza sanitaria critica alle persone con diabete durante la pandemia.
L’interdisciplinarietà nella ricerca clinica ha condotto a risultati di rilievo: una peggiore prognosi nel paziente con diabete ed infezione da SARS-CoV-2
E’ stato istituito un gruppo di ricerca il CovidDiab coordinato dal nostro Ateneo con la partecipazione delle tre aziende sanitarie Policlinico Umberto I, St. Andrea e AUSL di Latina. Ci siamo concentrati sulla valutazione del paziente con diabete ed infezione da Sars-CoV2, ciò grazie ad una assidua collaborazione con i colleghi infettivologi, i medici della terapia intensiva e del pronto soccorso. Ciò ha permesso di studiare l’impatto del diabete, dello scompenso glicemico e della malattia cardiovascolare sulla prognosi dell’infezione. Il diabete mellito, ed in particolare lo scompenso metabolico, rappresentano un fattore indipendente di peggiore prognosi considerando come “outcome” ricovero in terapia intensiva e decesso. . Insieme ad ipertensione, malattia cardiovascolare, dislipidemia sul comune back ground della resistenza all’azione dell’insulina, il diabete è responsabile di un rapido peggioramento delle condizioni cliniche del paziente. I risultati di tali valutazioni sono apparsi su riviste internazionali di significativo impatto scientifico stimolando una importante riflessione su quanto sia importante, soprattutto ora, per il paziente con diabete, pervenire ad un controllo metabolico ottimale.
Didattica in presenza ed a distanza per la pratica clinica: un giusto compromesso su cui riflettere
Per quanto concerne la pratica clinica, l’impossibilità di ammettere “in presenza” contemporaneamente studenti tesisti e studenti o laureati per il tirocinio abilitante, ci ha indotto ad adottare modalità di didattica miste cha hanno contemplato la didattica a distanza. Ci si è concentrati sull’elaborazione di casi clinici relativi a percorsi diagnostico-terapeutici del paziente con malattie endocrino-metaboliche. Tali casi prevedevano che il discente articolasse il percorso per arrivare ad una diagnosi e su questa base formulasse un approccio terapeutico. Una volta ricevuto l’elaborato il docente veniva in contatto, tramite una delle nostre piattaforme, con lo studente per la discussione del caso. Tutta la preparazione culturale dei nostri studenti veniva così valorizzata ed aiutata ad indirizzarsi, in un ragionamento logico, ad un approccio prettamente clinico. Ciò ci ha condotto alla valorizzazione della creatività, del pensiero critico, della comunicazione di ogni studente. Accanto alla attività clinica in presenza, assolutamente necessaria, tale metodologia di apprendimento potrà dare in futuro un grande contributo nella formazione del giovane medico e rispondere alla richiesta formativa sempre crescente del nostro Ateneo.
In conclusione la pandemia ci spinge a porci una domanda significativa: vogliamo tornare esattamente al punto ove eravamo oppure pensiamo che quanto è successo sia un’occasione per una rivalutazione alla luce dei cambiamenti implementati?