L’internazionalizzazione di Sapienza tra pandemia e resilienza

L’internazionalizzazione di Sapienza tra pandemia e resilienza

Maggio 2021 Off Di Giovanni Brancato

Bruno Botta
Prorettore alle Politiche per l’internazionalizzazione

La pandemia ha colto di sorpresa il sistema universitario nazionale ed internazionale producendo numerosi e significativi effetti. A noi piace guardare a questi effetti con uno spirito critico e costruttivo, cercando di evidenziare soprattutto lo stimolo che l’emergenza e le misure di contenimento hanno comportato per il nostro ateneo, con particolare attenzione alle politiche di internazionalizzazione.

Solo un anno fa assistevamo all’adozione, da un lato, di misure finalizzate per lo più al rimborso di spese sostenute per causa di forza maggiore ed a garantire rientri in sicurezza di studenti, ricercatori e docenti in mobilità all’estero e, dall’altro, a rinvii di attività progettuali ed a proroghe di scadenze di progetti finanziati nel quadro dei maggiori programmi internazionali, europei e nazionali. Tuttavia, fin dall’indomani del primo DPCM emergenziale Sapienza ha riconvertito la propria didattica e la propria attività di ricerca mettendo in campo gli strumenti tecnologici necessari ad avviare la complessa macchina delle lezioni e degli esami a distanza, della semplificazione e della digitalizzazione di procedure amministrative, del ricevimento e delle riunioni virtuali garantendo la continuità e la regolarità esecutiva di tutte le attività essenziali ed improrogabili.

Oggi, grazie alla resilienza del corpo accademico e tecnico-amministrativo, le politiche di internazionalizzazione di Sapienza rappresentano l’avanguardia del nostro ateneo, rinnovato, in piena evoluzione tecnologica, sgravato da rimbalzi di documenti cartacei: la facilità di fruizione di tecnologie informatiche, non più percepite come alternative alla presenza, ma indispensabili per fare fronte alle nuove regole di distanziamento sociale, ha favorito lo sviluppo di nuove ed innovative capacità didattiche, che hanno visto la luce grazie a corsi  e moduli alternativi di mobilità virtuale, integrati con programmi complementari delle università partner straniere, membri dell’Alleanza europea Civis, ma anche della Fondazione IHEA, con un occhio di riguardo rispetto ai temi dell’inclusione e della democratizzazione grazie all’investimento di risorse umane e finanziarie in programmi come i Corridoi Universitari promossi da UNHCR e di Scholars at Risk – SAR. In quest’ultimo anno, si sono rafforzati i legami con le università già partner e se ne sono stabiliti di nuovi: paradossalmente l’impossibilità di viaggiare ha favorito i contatti con ogni angolo del mondo grazie all’uso delle tecnologie informatiche, moltiplicandoli.

E così è aumentata la partecipazione alle fiere per il reclutamento degli studenti stranieri, sono raddoppiate le candidature ai corsi in lingua inglese, è stata rivista la modalità contributiva dell’ateneo per i corsi internazionali, sono aumentate le partecipazioni a proposte progettuali dedicate all’innovazione didattica, alla digitalizzazione ed all’inclusione e ci apprestiamo ora ad accogliere a “Porte Aperte”, con importanti novità apportate dal Programma Erasmus+ 2021-2027 alla mobilità internazionale, europea e non, la nuova generazione di studenti, quella del 2002, e a ricevere in totale sicurezza, con la Welcome Week di settembre 2021, gli studenti in entrata da tutto il mondo, in presenza o a distanza o in modalità blended.