Un welfare culturale per la natalità
Gennaio 2022 Off Di Giovanni BrancatoAntonella Polimeni
Magnifica Rettrice Sapienza
I recenti dati ISTAT pubblicati lo scorso dicembre restituiscono un quadro sempre più drammatico sul numero delle nascite nel nostro Paese. Aggravato anche dall’attuale situazione pandemica, basti pensare che nel solo mese di gennaio 2021 si è registrato il maggiore calo di sempre con quasi 5.000 nati in meno, questo trend negativo è senza dubbio però il risultato di una deriva che ha portato l’Italia ad allontanarsi notevolmente dal boom demografico della metà degli anni ’60 del secolo scorso, in cui in Italia si erano registrate oltre 1 milione di nascite.
La denatalità rappresenta un problema per lungo tempo trascurato nel nostro Paese, sia in relazione alle crescenti dimensioni del fenomeno, sia per quanto concerne le ricadute a livello sociale, economico e territoriale. E l’azione pubblica finalizzata a contrastare tale fenomeno è risultata insufficiente, a differenza di altri paesi europei dove ha avuto più efficacia.
La motivazione di questo calo è da rintracciare, presumibilmente, nella struttura demografica della popolazione: da più di 30 anni stanno diminuendo e invecchiando le donne in età riproduttiva. Tuttavia, è confortante sapere che il desiderio di genitorialità, secondo le ricerche del Foro indipendente di osservazione Neodemos, non è apparentemente sparito. Queste ricerche ci dicono anche però che tale desiderio trova raramente una piena realizzazione. Le scelte procreative, infatti, vengono ritardate e si tende nella maggior parte dei casi a fare un solo figlio, rispetto ai due o più che molte donne e molte coppie vorrebbero.
Si potrebbero citare numerosi altri studi e ricerche sul tema della crisi della natalità in Italia, ma ritengo sia importante in questo contesto porre l’attenzione sul ruolo che le università possono avere in tale contesto mettendo al servizio del Paese i propri saperi e le proprie competenze per assicurare il mantenimento nel nostro Paese di un’organizzazione sociale che rischia, allo stato attuale, di non essere più sostenibile. Obiettivo comune deve essere, infatti, quello di offrire soluzioni da intraprendere per favorire processi di contrasto alla denatalità e, più in generale, lo sviluppo di un welfare culturale che preveda non solo servizi assistenziali e di conciliazione, ma concrete politiche di prevenzione e promozione del benessere delle donne in maternità, al fine di garantire loro la possibilità di conciliare realmente la vita professionale con quella familiare. In altra parole, bisogna creare le basi per soddisfare quel desiderio di genitorialità che molte coppie, a causa di ostacoli di varia natura, non riescono a realizzare, incentivando lo sviluppo del cosiddetto lifelong learning attraverso l’attivazione di corsi di aggiornamento e corsi di formazione specifici volti ad accompagnare l’ingresso o il reinserimento delle neomamme nel mondo del lavoro.
È per queste ragioni che abbiamo deciso di aprire il nuovo anno editoriale di Sapienza Medica dedicando l’ottavo numero ad un tema così importante come quello della (de)natalità, apparentemente lontano dai temi che hanno contraddistinto l’esperienza di questo magazine sino ad oggi, ma che in verità rappresenta una tematica di assoluta centralità anche nelle diverse discipline medico-sanitarie dell’Area delle Scienze della Vita.