L’attività di ricerca odontoiatrica ai tempi del Covid-19
Settembre 2020 Off Di Giovanni BrancatoPiero PapiAssegnista e Dottorando di Ricerca
Fare ricerca è sempre stato uno dei miei sogni e delle mie aspirazioni. L’idea di poter portare il mio contributo allo “sviluppo” di un settore scientifico mi ha sempre stimolato, ed è il motivo per cui, una volta laureato, ho deciso di continuare il percorso universitario. Con la quarantena ci siamo fermati tutti: ha chiuso la clinica odontoiatrica, il dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo-Facciali, e non si poteva nemmeno più entrare all’università.
Devo ammettere che dopo 13 anni di frequenza quasi giornaliera della Sapienza è stato uno shock. Il fatto che nella quotidianità mancasse la parte universitaria, ormai affezionata routine della mia vita, è stato molto strano. Questo momento di pausa da tutto e da tutti non lo è stato di certo per la ricerca, anzi, avendo a disposizione molto più tempo ho potuto portare a termine lavori che rimandavo sempre. Le ore davanti allo schermo si sono moltiplicate ed è stato più duro del solito: sempre al computer, senza distrazioni, senza la socialità che ci fa sentire parte di un qualcosa, come succede all’università.
La mia soddisfazione più grande è stata di aver dato un mio, (seppur piccolo) contributo alle pubblicazioni sulla prevenzione del rischio di contagio da Covid-19. Con il mio gruppo di ricerca, basandoci su interessanti considerazioni che facevamo mentre ci confrontavamo in video-chat, abbiamo portato avanti una idea tutta rivolta al futuro, che vede nelle impronte digitali un metodo più sicuro, dal punto di vista della contaminazione crociata tra operatori sanitari e pazienti, per sviluppare le protesi dentarie. Pensare un progetto, svilupparlo e portarlo a termine in un tempo relativamente breve sono sicuramente le cose più positive che ricorderò di quei 2 mesi passati chiuso dentro casa. Inizialmente è stato facile, perché, avendo tutte le ore della giornata a disposizione, potevo organizzarmi il lavoro come meglio credevo, poi con il passare dei giorni, la mancanza dello sport, degli amici, e del mondo esterno in generale mi ha fatto perdere a tratti un pò di quella spinta iniziale che mi faceva essere tanto rigoroso.La voglia di ricominciare ad uscire, di spostarmi, di confrontarmi dal vivo con colleghi e pazienti era tantissima. La quarantena mi ha fatto veramente capire il significato della frase “non apprezzi abbastanza le cose finché non le perdi” perché di fatto anche le banalità quotidiane, sia quelle belle che quelle più noiose mi mancavano molto.
Il contesto odierno è di certo diverso da quello a cui ero abituato: il reparto non è più pieno come prima, in dipartimento si può accedere solo tramite modulo precompilato, le entrate sono contingentate ovunque, e, cosa ancora più strana, i sorrisi delle persone sono coperti dalle mascherine! Tuttavia devo ammettere che, per come si era messa ad aprile, non avrei mai immaginato di ricominciare così in fretta. La strada credo che sarà ancora lunga, perché con la riapertura delle scuole e l’avvento dell’inverno potrebbero esserci altri momenti critici. Secondo me bisogna mantenere la guardia alta, e sono contento di vedere che le misure di sicurezza vengano adottate in modo serio e scrupoloso, perché, seppur felice di aver ripreso la vita di tutti i giorni, come odontoiatra, e quindi esposto ad un alto rischio di contagio, non sarei altrettanto felice se non mi sentissi sicuro di lavorare in un ambiente controllato. Piano piano riprenderemo anche tutte le ricerche cliniche e sono convinto che avremo ancora più entusiasmo di prima!