Andare all’estero… per poi tornare

Andare all’estero… per poi tornare

Ottobre 2018 Off Di Giovanni Brancato

Giacomo Guidi
Studente Erasmus “Outgoing”

 

Chi sei? Quale il tuo corso di studi? Insomma, presentati!

Sono Giacomo Guidi, uno studente di medicina al quinto anno; viaggiare e fare sport sono probabilmente le attività a cui dedico il mio tempo libero. Sono tornato da pochi mesi da una delle esperienze che sicuramente tutti dovrebbero provare: l’Erasmus.

 

Dove e per quanto tempo hai svolto la tua esperienza erasmus?

Ho passato sei mesi in Danimarca, in una delle più grandi università dello stato che si trova in una cittadina di nome Aarhus.

 

Come sei venuto a conoscenza di tale possibilità?

La possibilità di effettuare un periodo di scambio in un’università straniera con il programma Erasmus è qualcosa che più o meno tutti conoscono, quantomeno per sentito dire. È stata quindi tutta una questione di volontà il cercare informazioni specifiche relative al metodo di partecipazione al programma, che sono facilmente fruibili sul sito di facoltà.

 

Cosa ti ha spinto a scegliere la Danimarca?

Ho pensato di scegliere la Danimarca in quanto, facendo parte della Scandinavia, sapevo avesse un sistema universitario e di insegnamento profondamente diverso da quello tipico italiano ed europeo in generale.

 

Descrivimi una tua giornata tipo in erasmus?

Il semestre è stato piuttosto pieno di impegni, sia accademici che sociali, per cui le giornate durante la settimana erano prevalentemente dedicate alla frequentazione del reparto e alla pratica clinica mentre il weekend era ovviamente dedicato alla socializzazione con gli altri studenti, sia exchange come me che non.

 

Quali sono stati gli aspetti positivi di tale esperienza?

Partecipare al programma è stato fortemente positivo sia per quanto riguarda la parte didattica che quella di interazione con studenti che stavano passando il mio stesso semestre ad Aarhus provenienti da tutto il mondo, e che quindi non afferivano all’università solo tramite il programma Erasmus. Di sicuro mi ha permesso di approcciarmi alle materie studiate in modo totalmente diverso rispetto a quello che avrei avuto qui, oltre che a darmi la possibilità di effettuare parecchia pratica di reparto inclusa nella programmazione del semestre.

 

Quali, invece, quelli negativi?

Non credo di poter trovare lati negativi degni di nota in quanto l’esperienza è stata positiva in tutti i sensi, anche comprese le varie difficoltà quotidiane che non sono però tipiche di una vita da Erasmus.

 

Cosa vuol dire per te appartenere alla “Generazione Erasmus”?

Aver partecipato al programma Ersamus vuol dire far parte di quel gruppo di persone che hanno in comune un’esperienza più o meno simile che li ha cambiati sotto molti punti di vista.

 

Quanto è stato importante cogliere questa opportunità?

Cogliere questa opportunità è stato importante in tutti i sensi, dal miglioramento nell’utilizzo della lingua inglese alla formazione di contatti con persone in tutta Europa, all’esperienza e alla pratica di reparto sulla quale in Scandinavia puntano molto.

 

Cosa ti porti da questa esperienza?

Sicuramente ho riportato in Italia un bellissimo ricordo su quest’esperienza unica di scambio, le abilità acquisite con la pratica di reparto e un netto miglioramento dell’abilita di comunicare in inglese in tutti gli scenari di una eventuale vita all’estero. In aggiunta varie amicizie che non verranno dimenticate nonostante la lontananza.

 

Consiglieresti ai tuoi coetanei di partecipare? E ai tuoi colleghi di medicina?

In conclusione l’Erasmus è un’esperienza che consiglierei a chiunque sotto tutti i punti di vista. Dovrebbe quasi essere uno step obbligatorio durante i sei anni del corso di medicina per prendere coscienza di come è caratterizzato il sistema sanitario e la vita in altri Paesi.