Crescere, (in) Sapienza!
Ottobre 2018 Off Di Giovanni BrancatoGiorgio SpanoRappresentante Componente Studentesca Assemblea Facoltà Medicina e Odontoiatria 2018-2020
L’università è un porto di mare dove a far rumore sono lo sfogliare dei libri, lo scarabocchio delle penne quasi scariche, le porte che s’aprono e chiudono. I mattinieri cominciano a popolare le strade del Policlinico e della Città Universitaria andando a prender posto nelle biblioteche che aprono prima. Dalle 8.30 è già un via vai di persone ed un nuovo giorno ha inizio. Dai libri si pesca con reti a maglie più o meno larghe il pesce più buono e nutriente dei nostri tempi: il Sapere. Si porta a casa per condividere. È a lunga conservazione: ciò che si pesca oggi lo si esporrà in tavola anche tra molti anni. Terminata l’uscita in pesca ci si da appuntamento al giorno dopo. Anche senza volerlo comunque ci si ritrova.
È una comunità quella che cresce. È un laboratorio di interazioni sociali che dovrebbe formare individui in grado di riconoscersi parte di un progetto comune. Cooperazione, coordinamento, condivisione, partecipazione: non si trovano nel programma di nessun esame, ma sono corsi le cui lezioni vengono erogate col semplice fatto di essere in università. Essere nel senso non solo di “esserci”, ma nel senso di viversela.
La rappresentanza studentesca – dall’Assemblea di Facoltà agli organi centrali di Ateneo – penso debba avere due ruoli importanti in merito: il primo lo conoscono tutti. Si tratta di essere leali intermediari tra studenti e professori o altre figure del governo universitario. Il secondo ruolo – più impegnativo – dovrebbe essere quello di supportare lo sviluppo di una piccola comunità; di supportare la creazione di dinamiche che possano favorire l’occasione di confronti e incontri tra pari; supportare dinamiche che coinvolgano i propri colleghi non per anno accademico, ma in senso di crescita (dal primo anno in poi). Il rappresentante è parte integrante del suo stesso progetto. Chiunque deve poter istigare alla partecipazione che fa dell’università qualcosa di diverso da una semplice azienda che sforna laureati. Partecipare permette di costruire un particolare tipo di comunità: una comunità educante. Chiaramente è una sfida. Non è raggiungibile in un sistema come il nostro, che non è sbagliato. È solo diverso. Tuttavia, il fatto di impegnarsi in questa direzione permette di creare una realtà che può convivere con quella attuale. Questo sarà già un traguardo.
Con ottobre moltissime persone cominciano il loro viaggio nel mondo universitario. In facoltà come la nostra, in cui la presenza a lezione è obbligatoria, ci si troverà spesso (soprattutto i primi anni) ad essere molti in aula. Ai colleghi dei primi anni credo che un augurio condiviso sia quello di guardare non solo il collega che ha seduto accanto, ma anche quello seduto tre file più avanti o dietro, come il compagno o la compagna di un lungo viaggio da cui imparare e a cui insegnare concetti extra-curricolari. Collaboriamo l’un l’altro con l’obiettivo di garantire, al prossimo, un’assistenza alla salute di qualità.
Così ogni giorno pescheremo con la stessa rete, unendo le forze, in questo grande porto che è l’università.