Diseguaglianze di salute ed esitazione vaccinale: due sfide per l’equità
Maggio 2022 Off Di Giovanni BrancatoPaolo Villari e Azzurra Massimi
Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive
“Nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro”, con questa frase è stata frequentemente introdotta la vision della lotta alla pandemia e l’obiettivo ultimo di una campagna vaccinale che, con quasi 12 miliardi di dosi somministrate in meno di 18 mesi, non teme confronti nella storia delle vaccinazioni.
Giunti ormai a giugno 2022, periodo indicato nella strategia vaccinale dell’OMS come termine previsto per il raggiungimento del 70% di copertura globale, il 66% della popolazione mondiale ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Sebbene i risultati siano innegabili, distribuzione e somministrazione dei vaccini restano ancora fortemente diseguali con livelli di copertura vaccinale nei Paesi a reddito medio-basso rimasti costantemente indietro.
Se infatti i Paesi a reddito alto e medio-alto, forti dell’iniziale priorità di distribuzione e della pianificazione anticipata di capillari campagne vaccinali, risultano ampiamente oltre gli obiettivi di copertura globali (a cui si aggiungono anche specifici programmi di richiamo – booster – per la popolazione generale e per le fasce vulnerabili), la percentuale di copertura vaccinale crolla invece al 16% nei Paesi a basso reddito. Per questi è indispensabile adottare strategie a favore dell’equità che accelerino l’accettabilità del vaccino, individuandone e contrastandone le principali barriere che, nel tempo, sono profondamente mutate.
Per la prima volta dall’avvio della campagna vaccinale la fornitura di vaccini è infatti idonea a soddisfare il potenziale fabbisogno globale. La necessità diventa dunque quella di trasformare quelle dosi di vaccino in individui protetti, agendo in via prioritaria sui 34 Paesi che, a gennaio 2022, presentavano livelli di copertura pari o inferiori al 10%.
Studi recenti sulle intenzioni vaccinali di queste popolazioni, presentati nel report predisposto da OMS e World Bank e dai membri della “COVID-19 Vaccine Delivery Partnership” per il G20 dello scorso 20 aprile 2022, hanno rilevato un’elevata disponibilità a vaccinarsi, con livelli generalmente superiori al 70%. Questi dati mostrano come non sia dunque l’assenza di domanda la principale barriera al raggiungimento di adeguate coperture vaccinali, richiamando invece l’attenzione sulla necessità di intercettare le barriere residuali, prevalentemente di natura strutturale e logistica, nell’accesso alla vaccinazione (tempi di attesa, sedi vaccinali difficilmente raggiungibili, costi, assenza o inadeguatezza di assistenza regolare o assicurazione sanitaria) e gli attuali drivers dell’esitazione vaccinale, intesa nella sua più ampia accezione di rifiuto o ritardo nell’accettazione vaccinale, maggiormente ascrivibili a esperienze individuali e convinzioni personali.
Soluzioni locali adattive basate su una adeguata, e culturalmente appropriata, comunicazione del rischio, trasparenza, equità e creazione di fiducia devono essere individuate all’interno di queste specifiche comunità che devono essere attivamente coinvolte (Community Engagement) nella fase di progettazione.
Questa azione assume ancor più rilevanza nelle fasi della pandemia caratterizzate da generale allentamento delle misure di contenimento e ridotta percezione della severità della malattia e del rischio di morte, potenziali determinanti di un incremento dell’esitazione vaccinale associata al cambiamento nella percezione del rapporto rischio/beneficio della vaccinazione.