Disturbi Specifici dell’Apprendimento e comorbilità psichiatrica in adolescenza
Settembre 2022 Off Di Giovanni BrancatoLauro Quadrana e Mauro Ferrara
Dipartimento di Neuroscienze Umane
I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) in adolescenza sono caratterizzati da una grande eterogeneità di manifestazioni cliniche e da una altrettanto importante variabilità nell’impatto sull’adattamento e sul funzionamento globale.
La presenza di un DSA può essere una circostanza che si accompagna a significativi disagi emotivi nella fase adolescenziale; può concorrere a determinare una deviazione patologica dello sviluppo, che si evidenzia con l’alto tasso di comorbilità tra DSA e psicopatologia. L’ansia è il più frequente sintomo emotivo riportato nei dislessici: recenti studi evidenziano la presenza di sintomi riconducibili all’ansia scolastica in circa il 70% dei minori con difficoltà di apprendimento. Un problema associato con l’ansia, e che nel tempo può influire ulteriormente sullo sviluppo sociale ed emotivo, è la fobia scolastica, che in letteratura è definità come “particolare paura e avversione per la scuola” che si accompagna a reazioni emotive negative associate a qualche componente dell’ambiente scolastico (i compagni, la valutazione, un docente) e che coinvolge circa il 2% della popolazione scolastica, in particolare nei momenti di passaggio, ovvero a 6 e a 11 anni. Anche la depressione può comparire negli adolescenti con DSA.
In generale, nei soggetti con dislessia isolata sono più comuni sintomi internalizzanti (ansia, depressione), ma esiste anche un rischio significativo di esibire sintomi esternalizzanti, fino al disturbo oppositivo-provocatorio e al disturbo della condotta. Il fallimento accademico è possibilie, e l’outcome scolastico è comunque peggiore nei DSA associati a un disturbo emotivo e comportamentale (tratti ansioso-fobici, demoralizzazione, disistima di sé, inibizione, somatizzazioni, difficoltà relazionali, tratti aggressivi, isolamento sociale e oppositività) rispetto ai DSA isolati. Sia che lo si legga come co-occorrenza, sia che lo si legga come conseguenza, è importante formulare una diagnosi sia sul versante neurocognitivo che psicopatologico.
I DSA emergono solitamente in concomitanza con il passaggio a un nuovo ciclo scolastico: l’ambiente educativo modifica le richieste, gli obiettivi e le competenze necessarie per raggiungerli. Non è raro che un adolescente affetto da DSA non venga riconosciuto in quanto tale, e sia destinato a essere oggetto di etichette svalutanti quali “pigro”, distratto.
Il misconoscimento del problema porta chi è affetto da questa tipologia di disturbo a consolidare una immagine di sé negativa, condizionata dall’inefficacia degli sforzi compiuti che producono risultati deludenti. Tutto ciò può innescare un circolo vizioso che spinge l’adolescente all’evitamento dello studio e alla rinuncia preventiva, causata da un’impotenza appresa (“Perché sforzarmi di fare qualcosa se già so di non riuscire?”). I risvolti di una mancata diagnosi, o di una diagnosi tardiva, emergono non solo nella carriera scolastica di questi ragazzi, ma anche nella percezione che hanno di sé e nella loro vita sociale, emotiva e psicologica. Una diagnosi tempestiva è fondamentale per poter permettere a questi soggetti di sviluppare differenti tecniche e utilizzare strumenti compensativi, comprendere le loro debolezze, conoscere e implementare e i propri punti di forza.
Le basi neurobiologiche dei DSA poggiano su una peculiare organizzazione funzionale delle strutture neuronali, che accompagneranno l’individuo per tutta la vita. Permettere a questi ragazzi di conoscere il proprio disturbo in adolescenza e di sviluppare modalità alternative per esprimere le proprie abilità è il primo fondamentale passo per consentire uno sviluppo armonico delle proprie potenzialità, nella transizione complessa verso l’età adulta.