Disturbi Specifici di Apprendimento, pandemia e Didattica a Distanza

Disturbi Specifici di Apprendimento, pandemia e Didattica a Distanza

Settembre 2022 Off Di Giovanni Brancato

Gioia Cavalli e Francesco Pisani
Dipartimento di Neuroscienze Umane

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) sono la causa principale di difficoltà scolastiche e di abbandono della scuola. Se tali difficoltà nella didattica sono vere e significative in situazioni ideali, cosa è accaduto durante questi anni di pandemia con l’introduzione della didattica a distanza?

Il nostro gruppo di ricerca ha costruito un questionario incentrato sulla esperienza della Didattica a Distanza (DaD) per i ragazzi con Disturbo Specifico di Apprendimento. Alla base della nostra ipotesi abbiamo posto la domanda se effettivamente la DaD avesse privilegiato o penalizzato i ragazzi con DSA nel periodo della pandemia. Il questionario prevedeva 23 domande, la maggior parte a crocette su scala Likert (con 4 risposte), con lo scopo di indagare diverse aree di interesse: il tempo dedicato ai compiti, il carico di studio, il livello di concentrazione, la disponibilità dell’insegnante, la sfera delle emozioni provate durante la DAD e il rapporto con il gruppo classe. I questionari venivano somministrati al ragazzo dal medico neuropsichiatra dell’ambulatorio generale (presso la UOC di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Umberto I) durante il colloquio per la prima visita. Nei mesi di febbraio e marzo 2022, siamo riusciti a raccogliere un vasto campione di bambini e ragazzi, con età compresa tra i 7 e i 13 anni: 110 ragazzi con possibile diagnosi di Disturbo Specifico di Apprendimento e 106 ragazzi a sviluppo tipico, che non avevano mai fatto accesso ai servizi di Neuropsichiatria. Le loro risposte sono state preziose per noi e ci hanno aiutato a fare luce sulla percezione della DaD in questi anni di pandemia. Abbiamo innanzitutto notato una grande differenza di risposte tra i ragazzi con DSA e il campione di controllo: ciò ci suggerisce che la didattica a distanza ha in qualche modo influenzato in maniera differente i ragazzi con DSA. 

In particolare, per quanto riguarda la sfera relativa ai compiti, dai risultati è emerso che mentre il carico di compiti assegnati sia rimasto lo stesso a prescindere dalla didattica a distanza, vi è stata una significativa diminuzione nel tempo dedicato ai compiti durante la dad rispetto alle lezioni in presenza. Inoltre, i ragazzi con DSA hanno riportato una importante difficoltà nel mantenere lo stesso livello di concentrazione in Dad rispetto alle lezioni in presenza: questo dato potrebbe infatti suggerirci come lo stare da solo nella propria stanza e la maggiore accessibilità a stimoli distrattivi (cellulare, internet, ecc..) possano ostacolare la capacità di canalizzare l’attenzione sostenuta verso la didattica. 

Alle domande inerenti “il disagio davanti la webcam” o “il disagio durante le interrogazioni” la maggior parte del campione ha risposto di provare per niente disagio in entrambe le situazioni. Più del 50% dei ragazzi con DSA ha addirittura affermato di provare minor vergogna in dad, come se lo schermo interposto tra sé e la classe potesse essere uno “scudo protettivo”.

Un aspetto interessante su cui porre attenzione è certamente quello emotivo: la maggioranza dei ragazzi afferma di sentirsi “solo” in Dad, e di sentir meno appartenenza al gruppo classe. Tra i DSA emerge però un dato in contrapposizione: una fetta importante di campione oscilla tra le risposte “più tranquillo” e “più sicuro” in dad, ad avvalorare l’ipotesi del fattore protettivo verso la prestazione scolastica o il confronto con i pari.

Al termine del questionario veniva dunque posta la domanda riassuntiva “preferisci la Dad o le lezioni in presenza?” per raccogliere la percezione finale del ragazzo rispetto al nuovo strumento didattico. Mentre il 90% circa dei controlli ha espressamente preferito la didattica in presenza, con estrema sorpresa abbiamo rilevato come tra i ragazzi con DSA non ci sia una preferenza netta tra le due modalità. Che sia forse una strada possibile da percorrere, seppur da adattare e potenziare, per i ragazzi con DSA verso una didattica nuova e più accessibile?