Emergenza Covid-19, il ruolo dell’Università tra formazione, ricerca e professione

Emergenza Covid-19, il ruolo dell’Università tra formazione, ricerca e professione

Maggio 2020 Off Di Giovanni Brancato

Eugenio Gaudio
Magnifico Rettore Sapienza

 

Nelle ultime settimane tutti noi siamo stati proiettati nella situazione di emergenza legata al diffondersi della pandemia da Covid-19, alla quale abbiamo reagito ciascuno nel proprio ambito e con le proprie risorse.

In questo momento sono molte le azioni da intraprendere per cercare di mitigare l’impatto sanitario, economico e sociale della condizione particolare in cui ci troviamo, ma è già possibile tracciare un primo bilancio del contributo che l’università ha saputo offrire alla società civile, anche per individuare al meglio il percorso che ci aspetta e nel quale gli atenei sono chiamati a impegnarsi.

Non c’è dubbio che l’esperienza dei policlinici universitari costituisca un nodo nevralgico nella gestione dell’assistenza ai malati e che la ricerca medica rappresenti la preziosa risorsa che ci consentirà di superare l’allarme sanitario. Tutti i nostri policlinici, Umberto I, Sant’Andrea e Polo di Latina ne sono stati parte attiva, ospitando centri Covid-19. Tale contributo è reso possibile grazie all’impegno e alla dedizione personale di donne e uomini ai quali sento necessario rivolgere un ringraziamento sincero.

Spesso si è ragionato di come la formazione alla professione medica debba puntare a sviluppare la capacità di orientarsi tra scenari e situazioni sempre nuove: questa affermazione è uscita da tempo dal campo della convegnistica e Sapienza si è mossa con strategie inspirate alla flessibilità e alla gestione dell’emergenza di cui ora possiamo raccogliere i frutti. Grazie, perciò, a quanti sono in prima linea e si impegnano nel territorio; grazie agli studenti di ieri, che sono i medici di oggi, ai nostri laureati e ai nostri specializzandi che hanno scelto un percorso di vita che li porterà a servire la società civile. Le loro strade sono intrecciate con quelle di una comunità scientifica che si sta muovendo all’unisono per superare le emergenze legate alla diffusione del virus. La sinergia tra i vari campi di azione si rivela, forse quanto mai prima d’ora, la nostra arma migliore per gestire la pandemia attuale: le specialità mediche dialogano tra loro, e tutte insieme si confrontano con altri campi del sapere. La nostra università contiene in sé un bacino di competenze che si è attivato prontamente in ambito sanitario, ma sono state chiamate in causa anche le professionalità di statistici, matematici e fisici per monitorare i passi intrapresi in queste settimane. Si è avviato un dialogo fecondo a tutto campo che sarà funzionale alla ripartenza e che richiede una riflessione da parte di economisti, psicologi, sociologi, umanisti. Questo tessuto di attività e competenze è la forma più alta del sapere che l’università incarna come istituzione e la rende uno strumento di crescita per il singolo e per la società, tanto più efficace quanto più l’interdisciplinarietà diviene la cifra comune condivisa.

La nostra università ha serrato i ranghi e non si è fermata dunque. Grazie all’apporto di tutte le sue componenti, ha continuato a svolgere il suo ruolo di formazione e di ricerca, costituendo un punto fermo nell’esperienza di vita sospesa rappresentata dalla quarantena. Le lezioni sono continuate, gli esami si sono svolti e nuovi studenti si sono laureati. Sapienza ha mostrato una capacità di resilienza non scontata per un ateneo come il nostro, il più grande di Europa: il 95% dei corsi sono stati erogati, 100.000 utenti si connettono per partecipare alle lezioni on line, oltre 250.000 ebook, tra manuali e testi d’esame, a disposizione dei nostri iscritti, durante il lockdown si laureeranno oltre 3.000 studenti e gli esami si stanno svolgendo con regolarità e scrupolo. Sono dati altissimi, specialmente quelli relativi alla frequenza che è addirittura aumentata in questa fase, e che indicano con chiarezza come il bisogno di cultura sia il motore della società.

Per questi risultati desidero ringraziare in particolare i nostri docenti che si sono impegnati per garantire, in breve tempo, una didattica di qualità anche a distanza nonché lo svolgimento degli esami di profitto e delle sedute di laurea da remoto, consapevoli che un ritardo nella preparazione e nel conseguimento dei titoli avrebbe inciso negativamente sul futuro Paese.

È chiaro che una tesi in presenza rappresenta la conclusione di un periodo importante della vita da condividere con i propri cari, come è stato per molti di noi, ma abbiamo ritenuto prioritario che i nostri studenti portassero a termine il loro percorso di studi, piuttosto che rimandare questo momento alla fine dell’emergenza.

Ci siamo però presi l’impegno a organizzare, appena sarà possibile, un graduation day per festeggiare insieme a parenti e amici tutti i laureati dell’anno, affinché il ricordo di questa giornata non rimanga confinato solo al salotto di casa o allo schermo di un computer.

Sono convinto altresì che facendo tesoro dell’esperienza di questi mesi, il presidio telematico potrà essere uno strumento molto utile anche in futuro. Penso per esempio alle lezioni integrative a vantaggio di chi non può frequentare per ragioni diverse o alle prove di self assessment, ossia di verifica della preparazione personale e soprattutto all’impiego di questo sussidio nella formazione post lauream. La fruizione di contenuti online infatti costituisce un modo molto flessibile per conciliare l’attività lavorativa con l’obbligo di formazione continua attraverso corsi di aggiornamento. Sotto questo profilo la formazione telematica costituisce un ottimo complemento della didattica ma non può essere sostitutivo del rapporto in presenza.

Compito del docente infatti non è solo quello di trasferire informazioni, ma di trasmettere emozioni instaurando un rapporto nel quale il ruolo del maestro è quello di accendere la scintilla della passione e dell’interesse verso il sapere che è poi il vero senso dell’Università. Questo è impossibile o è molto più difficile da realizzare a distanza. Per questo auspico che si possa cominciare a guardare avanti con fiducia tornando gradualmente a vivere l’università in maniera diretta, nel rispetto delle norme di sicurezza e nelle condizioni in cui ci saranno consentite. Per fare questo occorre che l’intera macchina organizzativa dell’Ateneo continui a operare al meglio come ha fatto finora, anche in questo periodo di emergenza nel quale è riuscita, con grande senso di responsabilità, ad adattarsi positivamente al cambiamento delle condizioni lavorative e a reagire prontamente per assicurare lo svolgimento delle attività e l’erogazione dei servizi a favore della comunità universitaria.

A tal proposito desidero ringraziare il personale tecnico-amministrativo e bibliotecario che ha consentito di mantenere il livello di efficienza necessario al funzionamento del nostro grande Ateneo, e in particolare chi, continuando a garantire la propria presenza anche in condizioni di difficoltà, ha permesso a tutti noi e agli altri di poter svolgere il proprio lavoro.

Il mio pensiero infine non può che essere per gli studenti, il vero motore dell’Università nonché il fine ultimo della sua esistenza. Una comunità di circa 114.000 persone, molte delle quali lontane dalla loro casa e dai loro affetti, perché provenienti da altre regioni del Paese o da diverse aree del mondo, o perché impegnate in attività formative all’estero: sono particolarmente vicino a questi giovani che hanno dovuto affrontare le difficoltà che accomunano i fuori sede assieme a quelle di una situazione a cui nessuno di noi era preparato.

Un grazie sincero quindi a tutti gli studenti che con maturità hanno collaborato a che le attività formative della Sapienza non solo non si fermassero, ma addirittura fossero ancora più partecipate.

La lotta al Coronavirus si vince uniti, nella convinzione che mai come quest’anno occorra ripartire e ripensare alla cultura e alla scienza come valori fondanti della nostra società: è nei momenti come questi che non si deve smettere di piantare i semi che germoglieranno e consentiranno a tutti noi di guardare con ottimismo al futuro.

Photo credit: Archivio Ufficio Stampa e Comunicazione – Stefania Sepulcri