Il dottorato di ricerca come strumento di formazione e crescita culturale
Aprile 2019 Off Di Giovanni BrancatoNicola PrannoDipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo Facciali
Innanzitutto, presentati.
Mi chiamo Nicola Pranno, ho trent’anni, sono nato a Cosenza e sono un dottorando iscritto al terzo anno della Scuola di Dottorato in “Tecnologie innovative nelle malattie dello scheletro, della cute e del distretto oro-cranio-facciale”. Dopo essermi laureato in Odontoiatria e Protesi dentaria presso la Sapienza, ho conseguito la specializzazione in Chirurgia Odontostomatologica, che mi ha consentito di frequentare assiduamente il reparto di Chirurgia Orale del Dai Testa-Collo del Policlinico Umberto I. Come hobby, mi dedico a diversi sport, dalla corsa, alle arti marziali al powerlifting che cerco di praticare dopo le ore di lavoro e naturalmente durante il fine settimana. L’attività fisica per me è estremamente importante poiché mi aiuta a ridurre lo stress accumulato durante le giornate.
Descrivici brevemente la tua ricerca di dottorato.
Sono ora nel terzo anno di dottorato in “Tecnologie innovative nelle malattie dello scheletro, della cute e del distretto oro-cranio-facciale” presso il Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo Facciali. Il mio progetto di ricerca si propone in una prima fase di valutare in vitro la riduzione della carica batteria delle superfici implantari affette da perimplantite e trattate con diverse metodiche di decontaminazione chimica. In una seconda fase si propone di utilizzare una nuova generazione di nanomateriali composti da nanoplacchette di grafene rivestite da ossido di zinco allo scopo di sviluppare metodiche di prevenzione e trattamento più efficaci nei confronti della patologia perimplantare.
Cosa ti ha spinto a scegliere di partecipare ad un dottorato presso “La Sapienza”?
Fin dai primi anni di università ho avuto interesse ad approfondire le nozioni che via via andavo apprendendo, ben consapevole che questa mia inclinazione poteva essere soddisfatta solo in ambito accademico. È stato quindi per me naturale scegliere di partecipare a un dottorato nella sede universitaria in cui si era svolta tutta la mia formazione.
Come sei venuto a conoscenza di tale possibilità? È stato facile accedervi?
Frequentando assiduamente il Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo Facciali, ero a conoscenza dell’esistenza della Scuola di dottorato. Ho accettato con entusiasmo il consiglio datomi dalla Professoressa Susanna Annibali, che mi aveva guidato nell’elaborazione della tesi di laurea e di specializzazione, di partecipare al concorso di ammissione. Le prove concorsuali per l’accesso al dottorato non mi sono sembrate particolarmente complesse, perché strutturate su un modello scientifico improntato alla ricerca, a cui ero stato avviato durante la compilazione delle tesi di laurea e di specializzazione.
Prova a raccontare il tuo percorso di ricerca e di studio nel corso del dottorato di ricerca.
Il primo anno di dottorato è stato molto impegnativo, perché le mie abitudini hanno subito modificazioni radicali e il tempo non mi sembrava mai sufficiente per affrontare tutte le varie incombenze. L’impegno giornaliero è stato totalizzante perché era diviso tra la partecipazione ai seminari di approfondimento nelle varie discipline, la strutturazione e l’avvio del progetto di ricerca assegnatomi, la collaborazione alla redazione di articoli scientifici e da ultimo, ma non meno impegnativo, il fare da tutor agli studenti e agli specializzandi.
In questa prima fase è stato vitale il ruolo svolto dal tutor, nel mio caso la Professoressa Antonella Polimeni che, non solo mi ha guidato nella pianificazione della ricerca, ma mi è stata di stimolo per migliorare la formazione culturale, dandomi la possibilità di sviluppare progetti in collaborazione con altri dipartimenti. Ho, infatti, avuto la fortuna di poter collaborare con la Professoressa Sarto, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Astronautica, Elettrica, Energetica (DIAEE) e la Professoressa Uccelletti del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie, in un progetto di ricerca sull’utilizzo di nanomateriali a base di grafene, al fine di sviluppare metodiche innovative per la prevenzione e il trattamento della patologia perimplantare.
Il secondo anno è stato differente dal primo perché mi ha visto impegnato di mattina nell’attività clinica finalizzata al progetto di ricerca, mentre il resto della giornata era dedicato all’attività di laboratorio e di stesura dei risultati.
Sono attualmente impegnato nel mio terzo e ultimo anno di dottorato e sono in procinto di partire per Londra, dove sarò partecipe di attività di ricerca presso l’Eastman Dental Institute, la dental school dell’University College of London, grazie alla vittoria del Bando di Ateneo per il finanziamento di progetti di ricerca congiunti per la mobilità all’estero di studenti di dottorato.
Quali sono stati gli aspetti positivi di tale esperienza? Quali, invece, quelli negativi?
Se dovessi dare un giudizio sulla mia esperienza di dottorando, questo non può che essere assolutamente positivo. Certamente ci sono momenti di “crisi” in cui gli esperimenti non sembrano andare come dovrebbero e si ha l’impressione che il progetto si stia arenando. Queste difficoltà fungono però da stimolo per ragionare sulle possibili cause dell’insuccesso e inducono a mettere in discussione il proprio operato, a provare approcci diversi e a confrontarsi con altri dottorandi per poter superare gli ostacoli e raggiungere l’obiettivo. La soddisfazione nel pubblicare il risultato ottenuto su riviste scientifiche internazionali è linfa vitale per un dottorando e dà un senso di soddisfazione difficile da descrivere.
Quanto è stato importante per te cogliere questa opportunità?
Per me è stato importantissimo cogliere questa opportunità poiché questo percorso mi ha permesso di sviluppare e affinare importanti abilità, come la capacità di collaborare alla stesura di progetti di ricerca e articoli scientifici e di migliorare la comunicazione verbale, con la presentazione dei risultati delle mie ricerche in diversi consessi. Ho appreso come gestire il tempo in modo efficiente, per rispettare le scadenze e dare priorità alle varie attività da svolgere, ho imparato ad affrontare e risolvere problemi, a trovare informazioni utili a fini di ricerca, a lavorare in modo indipendente e allo stesso tempo a interagire come membro di un team.
Cosa ti aspetti dal tuo futuro dopo questo percorso?
Portato a termine il corso di dottorato, la mia speranza è quella di avere l’opportunità di proseguire nel percorso accademico per poter continuare l’attività di ricerca, che è al centro dei miei interessi ed è divenuta ormai parte integrante della mia quotidianità.
Consiglieresti ai tuoi colleghi di fare questa esperienza?
A tutti i colleghi che amano veramente la loro disciplina non posso che consigliare questo percorso perché lavorare 3 anni in un ambiente accademico stimolante e multidisciplinare non ha prezzo e consente di sviluppare conoscenze e competenze importantissime per il proprio futuro sia in ambito accademico che professionale.