Imparare a stringersi le mani, ma con i guanti
Settembre 2020 Off Di Giovanni BrancatoGaia BrunettiStudentessa CdL in Ostetricia
Era l’otto marzo 2020, quello che successivamente avrei definito, il mio ultimo giorno di tirocinio. Sono una studentessa di Ostetricia del secondo anno; e quel giorno il reparto di maternità aveva assunto un aspetto diverso dal solito. Il giorno prima era affollato, pieno di colore e calore; ora era spoglio, freddo e silenzioso. Il giorno stesso vennero prese decisioni dure per i neogenitori: i padri non potevano più assistere al tanto atteso momento del parto e i parenti venivano tenuti fuori dal reparto.E noi studentesse assistevamo a tutto questo come spettatrici inermi. Le mascherine indossate costantemente da tutti gli operatori sanitari risaltavano gli sguardi preoccupati e fragili di coloro che non sono solo eroi, ma anche genitori, figli e amici.
Poi la quarantena.Un periodo di interminabile attesa, che ci ha privato di tutta la nostra realtà universitaria. Con maggior semplicità qualche tempo dopo, iniziammo le lezioni online con i professori più tecnologici. Poche altre lezioni per via telematica ci vennero fatte verso la sessione di studio. Il desiderio di rientrare a tirocinio si era manifestato già da qualche tempo, ma non riuscimmo a fare il tampone prima di fine luglio. Così superati gli esami, e con il tampone negativo, fu la volta del rientro. Sono i primi di agosto, Roma è per le sue alte temperature poco accogliente e le difficoltà da superare sono molteplici. Già dal primo anno di tirocinio apprendemmo con chiarezza le pratiche igieniche da adottare in turno. Ora però la paura di contagiare ed essere contagiati è doppia e l’odore di disinfettante dapprima sgradevole, ora rassicura. Ma ciò che più è cambiato nel nostro tirocinio, presso il reparto di maternità, dopo il Covid è il rapporto con le pazienti.
Il nostro è per lo più un’area serena dell’ospedale ed è sempre stato caratterizzato da sorrisi, carezze, e contatti. Ora invece le pance ricolme di vita delle pazienti vengono toccate da freddi guanti di lattice, i sorrisi nascosti da strette mascherine. Ecco, forse la cosa che più è difficile in questo momento per noi studentesse è imparare ad entrare in contatto e creare un legame con i futuri genitori nonostante le misure di sicurezza, la paura, la distanza e la poca esperienza.
Mi auguro che chi come me ha scelto di lavorare nell’ambito sanitario, ora più che mai, non si perda d’animo. Ma soprattutto spero che la mia formazione, e quella dei miei colleghi, non venga ostacolata ulteriormente, dallo stato d’emergenza, ma piuttosto ci venga insegnato a gestire situazioni di pandemia e a viverle con maggiore consapevolezza.