La formazione universitaria in salute globale come strategia di contrasto alle diseguaglianze in salute

La formazione universitaria in salute globale come strategia di contrasto alle diseguaglianze in salute

Maggio 2022 Off Di Giovanni Brancato

Giulia Civitelli, Gianfranco Tarsitani e Maurizio Marceca
Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive

L’attuale formazione universitaria, in particolare degli studenti delle professioni sanitarie e socio-sanitarie, prepara veramente i futuri professionisti a riconoscere e contrastare le diseguaglianze in salute presenti nella società?

I contenuti e le modalità con le quali la formazione viene portata avanti possono perpetuare o addirittura aggravare le diseguaglianze se non si tiene conto della loro esistenza, dei loro meccanismi di generazione e della necessità di intervenire per una maggiore equità; appare dunque necessario un profondo rinnovamento culturale. Si tratta di rendere capaci i futuri professionisti sanitari di riconoscere le diseguaglianze nella salute e farli diventare consapevoli della varietà e complessità dei fattori che le causano, a diversi livelli. Si tratta di provocarli a non rimanere neutrali ma a prendere posizione a favore di una maggiore giustizia sociale.

Questo è proprio l’obiettivo dell’approccio formativo in Salute Globale, che si basa sulla teoria dei determinanti sociali di salute, affronta ed analizza il tema delle diseguaglianze e mira a generare reali cambiamenti nella società.

La Sapienza, tramite il Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive, è inserita dal 2010 nella Rete Italiana per l’Insegnamento della Salute Globale (RIISG) e sono state proposte nel corso degli anni diverse offerte formative coerenti con tale visione. In particolare viene organizzato annualmente un corso elettivo interdisciplinare in Salute Globale ed Equità in Salute (portato avanti anche con metodologie didattiche interattive) e sono state proposte, in collaborazione con enti del Terzo Settore, le cosiddette ‘Palestre di Salute Globale’, vale a dire momenti di formazione che si svolgono al di fuori dell’aula universitaria e che permettono di approfondire la conoscenza di contesti di grave fragilità e marginalità sociale. In particolare le attività hanno permesso di entrare in contatto con la realtà dei servizi sanitari per migranti senza documenti in collaborazione con l’Area Sanitaria della Caritas di Roma, dei richiedenti asilo e rifugiati in collaborazione con il Centro Astalli, del carcere in collaborazione con l’Associazione Antigone.

Queste esperienze formative incidono positivamente sulle scelte dei futuri professionisti ma da sole non sono sufficienti: dovrebbero essere maggiormente diffuse, integrate all’interno dei curricula obbligatori dei Corsi di Laurea, promosse ufficialmente dall’Università.

Speriamo che questo numero di Sapienza Medica dia l’occasione per rilanciare il dibattito sul tema della formazione in Salute Globale per il contrasto alle diseguaglianze nella salute a livello dell’Ateneo e siamo disponibili ad un confronto con quanti, tra studenti e docenti, sono interessati a promuovere realmente salute per tutti, senza nessuna esclusione.