L’ascolto psicologico in adolescenza per le prevenzione della violenza di genere
Settembre 2023 Off Di Giovanni BrancatoVittorio Lingiardi e Guido Giovanardi
Dipartimento di Psicologia Dinamica, Clinica e Salute
La violenza di genere nelle relazioni intime (Intimate Partner Violence, IPV, per usare l’acronimo noto agli addetti ai lavori) è in aumento. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, una donna su quattro, nel corso della propria vita, ha vissuto gravi episodi di violenza psicologica, fisica o sessuale da parte dei partner. Mentre scriviamo, nel nostro paese, sono stati contati più di settanta femminicidi.
Le radici di questa emergenza, psicologica e sociale, sono profonde. Spesso c’è l’uso di sostanze che altera il funzionamento psichico, in molti casi un disturbo narcisistico di personalità, comportamenti di prevaricazione e controllo che servono a contrastare un inconfessato senso di inferiorità, talvolta l’essere stati figli testimoni di violenze in famiglia. Sullo sfondo, un panorama culturale fatto di ruoli e identità di genere cristallizzati: maschi forti e predatori, femmine vulnerabili, da possedere e dominare. Sono immagini che appartengono all’alba dei tempi, ma ancora invadono l’immaginario di alcuni adolescenti, le loro chat, i social network, i siti di pornografia online.
Un immaginario che in adolescenza – quando si costruiscono le prime relazioni affettive e sessuali e la spinta autoaffermativa è intensa e turbolenta – può avere un impatto dirompente. Lo abbiamo visto, come attraverso una terribile lente di ingrandimento, negli episodi di stupro e violenza che hanno riempito le pagine dei giornali. Soprattutto nelle dichiarazioni degli abusatori: “nessuno di noi pensava si trattasse di una violenza”, “la carne è carne”. Non sorprende che sempre più ragazze percepiscano l’adolescenza, da sempre territorio di attraversamenti irrequieti, come un periodo spaventoso.
I dati dei Centers of Disease Control and Prevention americani mostrano che, nel 2021, una ragazza adolescente su tre (il 33%) ha pensato di suicidarsi, mentre tre ragazze su cinque (il 57%) si sono sentite afflitte da una tristezza senza speranza. Dati che raddoppiano quelli che riguardano i ragazzi e sono più del 60% rispetto alle rilevazioni di dieci anni prima.
Nel suo romanzo-memoir Girlhood, in un corpo di ragazza (nottetempo editore), Melissa Febos lo racconta così: “Per molte è un periodo ben più duro di quanto siamo disposte ad ammettere. Mentre conosciamo una certa versione di noi stesse – qual è il nostro valore, in cosa consiste la bellezza – diamo la precedenza alle percezioni e al potere degli altri. La nostra mente, così assuefatta, può quindi esiliare molte parti del sé e rivolgere abusi e odio verso il nostro corpo e asservire una vita intera a valori che non mettono al primo posto la nostra sicurezza, la felicità, la libertà e nemmeno il piacere”.
Per questo è di cruciale importanza promuovere nelle scuole una cultura inclusiva, che si opponga a ogni forma di disparità e discriminazione; un’educazione che metta al centro i concetti di consenso, rispetto reciproco e comunicazione non violenta. In questo contesto, l’ascolto psicologico gioca un ruolo fondamentale. Il dialogo terapeutico permette agli adolescenti e alle adolescenti di riconoscere, nelle loro relazioni e nell’immagine che hanno di sé, l’influenza degli stereotipi culturali, delle proiezioni familiari, del conformismo sociale.
Alcune ricerche sul campo sembrano suggerire che, di fronte a tante minacce, alcune giovani potrebbero scegliere il ritiro, l’astinenza, il rifiuto dell’intimità. Sappiamo invece che l’intimità si fonda su un incontro consapevole, una comunicazione aperta delle proprie emozioni e dei propri bisogni svolta nel rispetto di confini psichici e fisici condivisi. Il dialogo terapeutico può aiutare ragazzi e ragazze a regolare la forma e la tenuta di questi confini.