Rischio Cardiovascolare: falsi miti e differenze di genere

Rischio Cardiovascolare: falsi miti e differenze di genere

Settembre 2023 Off Di Giovanni Brancato

Roberto Cangemi e Bernadette Corica
Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione

Nonostante le malattie cardiovascolari siano ancora la principale causa di morte a livello mondiale, persiste l’errata percezione che siano prettamente una malattia maschile. Questa percezione potrebbe essere radicata già nei tesi di medicina. Un esempio di tale distorsione è lo stereotipo comune associato all’infarto del miocardio: si immagina spesso un uomo di mezza età, fumatore, all’uscita da un ristorante. Ma non solo, anche le stesse donne hanno una percezione alterata del problema, infatti, uno studio ha fatto emergere che solo il 13% delle donne americane intervistate percepisce la malattia cardiovascolare come il più importante problema di salute da trattare.

A favore di questo immaginario comune bisogna dire che è vero che l’uomo sviluppa precocemente la malattia coronarica con maggiore probabilità e si associa a fattori di rischio come il fumo di sigaretta ma studi di popolazione suggeriscono invece che le donne presentano un più alto rischio di morte cardiovascolare rispetto agli uomini in caso di insorgenza di patologia coronarica, infatti, nel 2013, il 32% dei decessi negli uomini e il 35% dei decessi nelle donne erano dovuti a cause cardiovascolari. Allo stesso modo, le donne hanno un maggior rischio di ictus ischemico, e ciò si riflette anche in un punteggio più alto negli score di rischio utilizzati a parità di età e comorbidità rispetto al sesso maschile.

La relazione tra sesso e fattori di rischio cardiovascolari si basa su fattori ormonali, infatti, bassi livelli di estrogeni e menopausa si associano ai comuni fattori di rischio cardiovascolare, rendendo il profilo di rischio della donna simile a quello maschile.

Tuttavia, la sola variabile biologica non è sufficiente a spiegare le differenze di rischio cardiovascolare tra uomini e donne. È stato dimostrato che il genere, infatti, inteso come l’insieme delle variabili sociali, psicosociali, ambientali e culturali, influenzi il rischio cardiovascolare, in entrambi i sessi, a causa, per esempio, dell’adozione di comportamenti associati a maggior rischio di patologie cardiovascolari, come il fumo o l’uso di alcol, o ancora a causa di una limitata consapevolezza dei fattori di rischio cardiovascolare.

Inoltre, il peso di ciascun determinante di genere è diverso nei due sessi, ad esempio, alcune variabili possono rendere le donne più suscettibili a determinate patologie cardiovascolari rispetto agli uomini, mentre altre possono influenzare l’uomo in modo diverso. Nonostante siano stati fatti notevoli progressi, è ancora necessaria una maggiore conoscenza dell’epidemiologia delle malattie cardiovascolari e dei fattori genere-associati che influenzino maggiormente il rischio e la gestione delle malattie cardiovascolari per ideare dei programmi di intervento che agiscano sui determinanti di salute modificabili, contribuendo a ridurre la disparità di genere, per le donne e per gli uomini.

Iniziative come quella dell’American Heart Association dedicata alle donne, Go Red for Women, che mirano a sensibilizzare sui rischi per salute cardiovascolare, sono un passo necessario verso una popolazione più sana e una riduzione delle diseguaglianze in questo ambito.