Le disuguaglianze nella salute e nell’assistenza: cosa sono e perché le dobbiamo contrastare

Le disuguaglianze nella salute e nell’assistenza: cosa sono e perché le dobbiamo contrastare

Maggio 2022 Off Di Giovanni Brancato

Maurizio Marceca
Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive

Storicamente l’attenzione mondiale verso questa tematica è stata sollecitata quando, nel 2008, è stato pubblicato il Rapporto “Closing the gap in a generation. Health equity through action on the social determinants of health”, frutto di tre anni di lavoro della “Commissione sui determinanti sociali della salute” istituita dalla WHO e presieduta dal Prof. Marmot. A quale “gap” fa riferimento il titolo? A quello relativo alla quantità e qualità di salute di cui abbiamo ampie e convergenti evidenze scientifiche sia tra i diversi Paesi del mondo che all’interno di ciascun Paese tra i diversi gruppi socio-economici. Vi si può leggere: “In tutto il mondo le persone vulnerabili e socialmente svantaggiate hanno un minore accesso all’assistenza sanitaria, si ammalano di più e muoiono prima rispetto a chi ha una posizione sociale più privilegiata. Queste diseguaglianze sono in crescita, nonostante la ricchezza globale e il progresso tecnologico non siano mai stati così grandi”.

Tale approccio di ricerca (riconducibile all’Epidemiologia sociale) consegna ai decisori, all’accademia e alla comunità civile una grande responsabilità relativa alla natura e all’orientamento delle scelte pubbliche che possono avere un impatto sulla salute. Va precisato che quando parliamo di disuguaglianze nella salute e negli outcome di assistenza non dobbiamo confonderle con le differenze biologiche tra gli individui (si pensi ad esempio alle malattie rare). Il concetto di disuguaglianza richiede la compresenza di tre proprietà: la gravità (della condizione/malattia per la quale si registrano forti disparità tra diversi gruppi di popolazione); la sistematicità (cioè non episodicità) delle osservazioni e la loro evitabilità. Quest’ultima caratteristica (di cui in epidemiologia si può stimare l’entità, ad esempio in numero di “morti evitabili” o “anni di vita in condizione di disabilità evitabili”) è quella che conferisce al tema delle disuguaglianze una dimensione etica che non può non coinvolgere la classe medica.

In altri termini oggi sappiamo che le disuguaglianze si verificano quando è la stessa società civile, attraverso le sue norme, i suoi rappresentanti e le loro scelte a negare, totalmente o parzialmente, eguali opportunità (in termini di accesso alle opportunità scolastiche, ad un lavoro sicuro e quindi ad un reddito, ad un’abitazione adeguata, all’assistenza sanitaria, ad una rete di protezione sociale etc.) ad individui appartenenti a gruppi diversi. Le diseguaglianze di salute sono in primo luogo riconducibili alle disuguaglianze nel reddito, che a livello mondiale sono in costante crescita e che la pandemia tuttora in corso ha purtroppo amplificato (per chi volesse approfondire si veda il World Inequality Report 2022). Ma per noi epidemiologi sarebbe riduttivo limitarsi a considerare le sole, pur importanti, disuguaglianze economiche: potremmo dire infatti che “non è tanto importante ciò che possiedi, ma cosa puoi fare con ciò che possiedi”.