L’eccellenza nella formazione

L’eccellenza nella formazione

Aprile 2019 Off Di Giovanni Brancato

Simone Bini
Sesta annualità CLM “A”
in Medicina e Chirurgia – Percorso d’eccellenza Terza annualità

Martina Bordini
Laureata CLM “A”
in Medicina e Chirurgia

 

Quanto è importante accedere al percorso di eccellenza all’interno del proprio percorso di studio?

Il Percorso d’Eccellenza rappresenta una porta sul mondo della ricerca per lo studente, tuttavia è attualmente poco conosciuto tra gli studenti, in quanto non vengono adeguatamente informati su come sia organizzato e sul suo funzionamento. Questa ridotta informazione porta, purtroppo, molti bandi a concludersi con un numero ridotto di adesioni, senza che vi sia una vera e propria selezione dei candidati.

 

Quali sono gli aspetti positivi di tale “opportunità”?

Riteniamo potenzialmente molto importante il percorso d’eccellenza nella carriera accademica dello studente di Medicina: permette innanzitutto di entrare seriamente all’interno di un reparto e di viverne le dinamiche; permette di fare esperienza dei laboratori di ricerca o della ricerca clinica; permette di acquisirne la metodologia e di entrare a far parte del panorama scientifico, spesso precluso agli studenti: tutti aspetti che sicuramente arricchiscono il bagaglio culturale del futuro giovane medico e conferiscono gli strumenti necessari ad intraprendere un percorso da ricercatore in futuro.

 

E quali sono, invece, quelli negativi?

Per quanto riguarda gli aspetti negativi, il principale è che non esiste una buona standardizzazione del percorso per cui diversi studenti si troveranno con carichi di lavoro e/o opportunità differenti; non tutti i tutor infatti fondano il percorso sull’attività di ricerca clinica. Inoltre, è incerto il peso curriculare del percorso in eventuali futuri concorsi.

 

Avete avuto esperienze di studio/ricerca durante questo percorso che ritenete significative per il vostro futuro?

[Simone] Per quanto riguarda il mio percorso, posso ritenermi soddisfatto: ho come tutor la prof.ssa Stefania Brozzetti e il mio argomento di ricerca riguarda il trattamento chirurgico della patologia epato-biliare. A livello di ricerca sto lavorando a diversi progetti, relativi al trattamento multidisciplinare dell’epatocarcinoma nel paziente anziano e al trattamento chirurgico delle metastasi epatiche; ciò sarà anche argomento della mia tesi di laurea. Lo scorso anno abbiamo anche pubblicato un case-report e un capitolo di un libro, abbiamo partecipato a diversi convegni nazionali e internazionali e, attualmente, stiamo partecipando a studi collaborativi internazionali riguardanti le resezioni epatiche.

[Martina] ll percorso mi ha permesso di contribuire attivamente a diversi progetti di ricerca all’interno del reparto di scelta (per me presso la Rianimazione Centrale, IV Clinica Chirurgica, Prof. Ranieri); ho potuto approfondire tematiche specifiche attraverso la partecipazione a congressi e Journal Club all’interno del reparto; mi è stata data l’opportunità di completare la tesi di laurea a Parigi in una rianimazione d’eccellenza con ricercatori colleghi del Prof. Ranieri consentendomi di avere una visione “più internazionale” del mondo della ricerca.

 

A tal riguardo, quali consigli vi sentite di dare alla vostra Università?

La Sapienza sta compiendo un grande sforzo per l’internazionalizzazione, molti lavori scientifici e docenti sono conosciuti e citati a livello globale, soprattutto per quanto riguarda la ricerca di base. Nell’ambito della ricerca clinica, il nostro centro è, purtroppo, indietro per molti aspetti, soprattutto per quanto riguarda l’avanzamento tecnologico: ciò non permette, a nostro avviso, una competizione “ad armi pari” con altri centri nazionali ed internazionali. Gran parte di questo ritardo è probabilmente dovuto a politiche economiche restrittive del Policlinico Umberto I e non tanto alla Sapienza in sé; tuttavia è la Sapienza a gestire la facoltà di Medicina, le scuole di specializzazione, i corsi di dottorato e i master, perciò riteniamo doveroso investire maggiormente in ricerca clinica e fornire i presìdi tecnologici fondamentali a svolgerla. Vorremmo concludere con un consiglio per gli studenti: tenete sempre le “antenne alzate”, soprattutto per le opportunità che prevedono scambi internazionali, siate attivi nell’apprendimento e non solo passivi accumulatori di nozioni.