Una finestra sul mondo: il dottorato di ricerca

Una finestra sul mondo: il dottorato di ricerca

Aprile 2019 Off Di Giovanni Brancato

Rosa Falcone
Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione

 

Innanzitutto, presentati.

Ciao, sono Rosa Falcone, una dottoranda della Sapienza. Mi sono laureata in medicina e specializzata in oncologia presso questa università. Cosa mi piace? Leggere, viaggiare, cimentarmi in cose nuove, il cinema, il teatro, le mostre. Cosa mi affascina? Le formule, l’astrofisica, la filosofia.

 

Descrivici brevemente la tua ricerca di dottorato.

Sono iscritta al secondo anno del dottorato in Tecnologie Biomediche Innovative in Medicina Clinica. Il primo tema di ricerca con il quale mi sono interfacciata all’inizio di questo percorso è stato la network medicine, ossia la medicina di rete, applicata nello specifico all’oncologia. Si tratta di una nuova disciplina che si avvale delle moderne tecnologie di analisi dei dati molecolari per costruire delle reti (network) fenotipiche di malattia e dare una visione più globale del sistema di studio. Sto lavorando anche per altri progetti, in collaborazione con il team della Clinica Medica 2 del Policlinico Umberto I: la ricerca di marcatori prognostici e predittivi di risposta (es. biopsia liquida, miR) nell’ambito dei tumori tiroidei, lo studio dei tumori anaplastici della tiroide (neoplasie estremamente aggressive, a prognosi molto infausta).

 

Cosa ti ha spinto a scegliere di partecipare ad un dottorato presso “La Sapienza”?

È stato casuale. Ero in Svizzera per una fellowship nel periodo in cui fu pubblicato il bando. Non ero soddisfatta dell’esperienza che stavo vivendo e delusa nelle aspettative che avevo riposto nella mia esperienza all’estero. Ho cercato di darmi una nuova chance, tornando in Italia con qualcosa di stimolante che potesse farmi crescere professionalmente.

 

Come sei venuto a conoscenza di tale possibilità? è stato facile accedervi?

È stata una mia collega a segnalarmi il bando durante il quarto anno di specializzazione. Ho trovato tutte le informazioni utili navigando sul sito della Sapienza.

 

Prova a raccontare il tuo percorso di ricerca e di studio nel corso del dottorato di ricerca.

Sto cercando di sfruttare questi tre anni per approfondire il lato preclinico dell’oncologia e confrontarmi con la sua digitalizzazione. Cosa intendo? In ambito medico e biologico, stiamo accumulando un quantitativo sempre maggiore di dati che, spesso, non siamo in grado di elaborare. E’ importante collaborare con data scientist, informatici, persone con competenze in campo computazionale che ci aiutino a migliorare i nostri sistemi di raccolta dati, di condividerli tra più centri, di adottare delle codifiche comuni, etc. La specializzazione mi ha permesso di imparare tante cose, soprattutto cliniche. Tuttavia, non mi ha consentito di acquisire adeguate conoscenze biologiche e metodologiche, prerequisiti indispensabili per comprendere appieno la letteratura scientifica e per essere competitivi, soprattutto quando si lavora in un contesto universitario o, più in generale, di ricerca.

 

Quali sono stati gli aspetti positivi di tale esperienza? Quali, invece, quelli negativi?

Inizio con gli aspetti positivi: avere nuovi stimoli, conoscere una realtà diversa dalle precedenti, collaborare con ricercatori di varie discipline (fisica, ingegneria, biologia), confrontarmi con leader di spicco a livello internazionale nel loro settore di ricerca, arricchire di nuove prospettive il mio modo di concepire la malattia e il malato. Tra gli aspetti negativi, devo citare quello economico. Non è facile vivere con una borsa inferiore a quella di specializzazione e spesso sono costretta a lavorare altrove durante il fine-settimana.

 

Quanto è stato importante per te cogliere questa opportunità?

Molto, cerco di essere propositiva e di cogliere ogni possibilità che mi viene offerta, ricavandone il meglio.

 

Cosa ti aspetti dal tuo futuro dopo questo percorso?

Per parafrasare le mie aspettative, farò un collage del discorso di Steve Jobs ai neolaureati di Stanford: “Il nostro tempo è limitato. Non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. Loro sanno cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario. Siate affamati, siate folli. Il lavoro occupa una buona parte della nostra vita. Se non avete trovato il lavoro che vi soddisfi, non accontentatevi”. Spesso ho l’impressione di aver riempito di puntini la lavagna della mia vita e di non aver ancora trovato il modo di collegarli. “Bisogna avere fiducia che in qualche modo i puntini si uniranno perché non è possibile unirli guardando avanti ma solo indietro”. In definitiva, non credo di aver ancora trovato la mia collocazione, né la immagino ancora per il futuro. So che vorrei conservare l’entusiasmo e la passione che avevo, e che ho adesso, per il mio lavoro. Vorrei usare ciò che ho appreso finora per creare il mio disegno (di punti e linee) su quella lavagna e vorrei che quel disegno fosse un mio elemento distintivo.

 

Consiglieresti ai tuoi colleghi di fare questa esperienza?

Consiglierei il dottorato a tutti i miei colleghi motivati nella conoscenza e nella ricerca, con una forte passione per la medicina e la scienza in generale. Tuttavia, direi loro di farlo in un contesto nuovo rispetto a quello in cui sono cresciuti per evitare di cadere nella banalità della routine e del familiare.