L’infettivologo ai tempi del Covid-19
Gennaio 2021 Off Di Giovanni BrancatoAlessandra Oliva
Claudio M. MastroianniDipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive
Più volte ci siamo chiesti cosa significhi fare il medico, e in particolare l’infettivologo, ai tempi del Covid-19!
Ancora oggi, a distanza di quasi un anno, mentre scriviamo queste parole su una pagina bianca, non ci rendiamo conto di come questa pandemia ci abbia letteralmente travolti. E’ stato necessario, in brevissimo tempo, stravolgere completamente l’organizzazione del nostro Dipartimento. Abbiamo visto gli specializzandi crescere improvvisamente per affrontare insieme questo nemico comune e non abbiamo tralasciato gli altri numerosi pazienti presenti in Ospedale ma affetti da malattie infettive diverse dal Covid-19.
Abbiamo imparato ad intuire le emozioni di amici e colleghi attraverso la mascherina, con un solo sguardo. E’ stanco? E’ triste? Ha bisogno di una parola di conforto? Ha dovuto appena comunicare una brutta notizia a un familiare? Una nuova empatia fatta di sguardi ha sostituito quella fatta di abbracci, pacche sulle spalle, caffè al bar. La nostra quotidianità è oramai costituita da gesti ripetitivi e stereotipati che comunque hanno permesso di prenderci cura del malato riducendo al minimo il rischio di contagio. La tuta, il copricapo, i calzari, i doppi guanti, la visiera, sono diventati la nostra nuova divisa, sostituendo il tradizionale camice bianco. Siamo diventati anonimi, ma solo in apparenza, davanti al paziente, che tuttavia non ha mai esitato a riconoscerci, anche solo dallo sguardo e dalla voce.
Abbiamo lavorato ininterrottamente giorno e notte e il nostro sforzo più grande è stato quello di trovare il modo migliore di continuare l’attività di ricerca e didattica in sicurezza per i nostri studenti. Come ricercatori e come medici, non abbiamo mai fatto a meno del confronto, momento fondamentale per idee di ricerca e crescita dei giovani colleghi. Ma anche questi momenti sono stati stravolti dalla pandemia, rendendo impossibili le tradizionali riunioni di reparto per lasciare il posto alle riunioni virtuali, che comunque hanno permesso il prosieguo dell’aggiornamento a noi necessario in completa sicurezza. Meet e zoom sono diventate le nostre nuove aule! Purtroppo, gli studenti non hanno potuto frequentare di persona i nostri reparti in quanto ad alto rischio biologico, ma grazie all’organizzazione del nostro Ateneo abbiamo potuto seguirli da remoto, assicurando loro il massimo supporto e serenità fino alla laurea e garantendone la massima sicurezza. Allo stesso modo, i dottorandi e gli assegnisti di ricerca che lavorano nei nostri laboratori sono riusciti a proseguire le loro attività. Abbiamo imparato ad andare incontro alle esigenze assistenziali, mostrandoci duttili e flessibili in termini di orario e logistica. Se dobbiamo pensare a un’immagine che possa rendere l’idea, ci viene in mente la fisarmonica con i suoi movimenti. Ebbene, ci siamo allargati e ristretti a seconda delle esigenze dettate dalla pandemia in corso, cercando di mantenere invariato il livello e la qualità delle nostre prestazioni, per rispetto e dovere nei confronti dei nostri pazienti in primis, ma anche dei colleghi, degli studenti e, infine, di noi stessi.
Ecco, la lezione più importante che da Infettivologi ai tempi del Covid-19 portiamo a casa è che non bisogna mai dare nulla per scontato, che la vita da un giorno all’altro può privare delle certezze ma che allo stesso tempo l’essere umano ha dentro di sé la forza per affrontare queste difficoltà. Grazie al progresso scientifico, abbiamo ottenuto il vaccino anti-SARS-CoV-2 e, in quanto sanitari, abbiamo avuto il privilegio di riceverlo tra i primi, vivendo questo momento storico come l’inizio della “liberazione dalla pandemia”.
La storia ci ha insegnato che tra gli errori e i progressi del genere umano c’è sempre la speranza e, da Infettivologi ai tempi del Covid-19, c’è la convinzione che grazie allo sforzo condiviso di tanti professionisti, si potrà tornare presto a sorridere senza mascherine.