Pandemia e didattica a distanza viste da uno studente
Maggio 2021 Off Di Giovanni BrancatoDavide Fronti
Studente CLM "B" in Medicina e Chirurgia
Sicuramente, ripercorrendo mentalmente gli ultimi diciotto mesi, non sono poche le domande e i dubbi che sono sorti a causa dell’emergenza suscitata dal SARS-CoV-2. La situazione anomala e tragica ha permesso di sperimentare delle modalità di vita differenti, da alcuni – molti – lati limitata, da altri innovativi e interessanti che lasciano sicuramente degli spunti per il futuro.
Se da un lato, in particolare essendo studenti di medicina o giovani medici, ci si chiede amleticamente se quella in atto non sia che la prima di una lunga stagione di epidemie oppure se si rivelerà essere una mosca bianca nella storia della medicina moderna, dall’altro si ragiona su come sia cambiato il nostro modo di approcciare alla didattica, che è parte integrante e ingombrante nella vita di uno studente di medicina e, perché no, alla vita in generale.
Proveniamo da uno stile di vita che aumenta i ritmi di anno in anno, dalla frenetica rapidità che ci muove fra impegni scanditi-al-minuto nelle strade delle nostre grandi città, alla smodata rapidità con cui cargo e aerei fanno spostare pacchi, persone, batteri e virus da una parte all’altra del mondo. Non risulta una banalità, infatti, dire che seguire le lezioni a distanza abbia permesso a molti studenti, soprattutto per chi studia presso una facoltà impegnata come medicina, di “rallentare” – nel senso migliore del termine – e di ritornare ad essere prima che studenti esseri umani. Ovviamente sono subentrate tutte quelle problematiche dovute ad una situazione emergenziale: il mancato contatto diretto con professori e colleghi, la difficoltà nell’organizzare le attività professionalizzanti ed i tirocini. Tutte problematiche che in uno stato di non emergenza potrebbero essere facilmente risolte, mentendo i benefici e riducendo le problematiche.
Questa nuova concezione di didattica potrebbe essere anche un metodo attuabile per eliminare il tanto discusso tabù del numero chiuso per la facoltà di medicina o più realisticamente aumentare i posti disponibili. Questo, oltre a permettere a più studenti di frequentare la facoltà, potrebbe anche essere una vera e propria forma di prevenzione facendo in modo di avere, fra dieci anni, più personale sanitario specializzato capace di fronteggiare le future sfide che si presenteranno nell’ottica di un perfezionamento del SSN.
Ovviamente la didattica a distanza non rappresenta una forma utopica di apprendimento, né qui si vogliono dare soluzioni, ma solamente ragionare sugli spunti che questa situazione anomala ci ha messo davanti, imparando e tramutando, per quanto possibile, quella che è stata una tragedia, in una possibilità di miglioramento.