Culture contro la violenza di genere all’epoca del lockdown: la risposta della Sapienza

Culture contro la violenza di genere all’epoca del lockdown: la risposta della Sapienza

Maggio 2020 Off Di Giovanni Brancato
Giovanna Gianturco e Gaia Peruzzi
Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale

 

Quando a inizio marzo 55 milioni di cittadine e di cittadini italiani si sono chiusi in casa, sperando di trovarvi rifugio da un pericolo imprevisto e invisibile, quasi 6 mila donne si sono scoperte intrappolate in una prigione, con un nemico ben noto e fisicamente ingombrante. Per alcune, quelle stesse mura sono divenute una tomba.

I dati diffusi l’11 maggio 2020 da D.i.Re, l’associazione che riunisce ottanta centri antiviolenza e le Case della Donna di tutta la penisola nella lotta contro la violenza sulle donne, raccontano infatti che tra il 2 marzo e il 3 maggio 5.939 donne, distribuite equamente fra i 2 mesi, hanno contattato le operatrici dei centri. Di queste, ben 1.815 (il 30% circa) erano contatti “nuovi”, ovvero donne che chiedevano aiuto ai centri per la prima volta. Se si considera che nel 2018, anno dell’ultima rilevazione annuale disponibile, la media mensile dei contatti (vecchi e nuovi insieme) era stata di 1.642 chiamate, l’effetto di recrudescenza provocato dal lockdown sulla violenza contro le donne appare evidente.

Passando a considerare la manifestazione più estrema del fenomeno, secondo i dati pubblicati da FemminicidioItalia.Info, un sito che riporta puntualmente notizie e approfondimenti sui casi di violenza sulle donne perpetrati in Italia, dal 4 marzo all’8 maggio 2020 sono state uccise 11 donne: più o meno una alla settimana, una media mensile sostanzialmente in linea con quella degli ultimi due anni. A suggerire una completa impermeabilità dei femminicidi all’emergenza Coronavirus.

Nel complesso, dunque, la quarantena risulta aver aggravato decisamente, almeno nel nostro Paese, quella piaga universale che è la violenza di genere (E ci sarebbe da tenere conto del fatto che la violenza di genere include anche le forme di violenza contro uomini e donne omosessuali, e contro tutte le minoranze di identità e di orientamento sessuale, per le quali non disponiamo ad oggi in Italia di ricerche comparabili a quelle sulla violenza contro le donne).

Eppure, non possiamo dichiararci sorpresi da questi numeri. Al contrario, siamo di fronte a cronache di morti annunciate. Ripetutamente annunciate. Dagli esperti, e da tutte le ricerche e dai dati affidabili sull’argomento.

Infatti, se le categorie vulnerabili sono sempre le più esposte alla frattura delle relazioni sociali, era inevitabile attendersi, nel caso di un isolamento domiciliare straordinario come è quello che stiamo vivendo, improvviso e massiccio, l’aggravamento di una forma di violenza che proprio nell’ambiente domestico ha il suo setting privilegiato.

Ma soprattutto, da anni indagini e statistiche (basti citare la serie prodotta ad hoc dall’Istat) convergono nel sottolineare come in Italia la violenza contro le donne sia un fenomeno strutturale: diffuso e trasversale alle società e ai territori, radicatissimo nei contesti familiari e nelle pratiche delle routine quotidiane, dove persistono mentalità e stereotipi fertili alla riproduzione di diseguaglianze, discriminazioni e soprusi. In altre parole, un problema culturale. Per incidere sulla dimensione culturale – che è alla base di un possibile mutamento nei costumi, nei comportamenti e nelle relazioni – Sapienza ha deciso di assumere un ruolo guida istituendo il Corso di formazione interfacoltà Culture contro la violenza di genere: un approccio transdisciplinare che vedrà la sua prima edizione nei prossimi mesi, un momento cruciale e ancora delicato rispetto alla situazione sociale e sanitaria del nostro Paese.

La complessità della questione ha richiesto l’organizzazione di un percorso formativo a cavallo tra diverse discipline. A partire dall’iniziativa trainante delle Facoltà di Medicina e Odontoiatria e di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione, sono state coinvolte anche le aree disciplinari maggiormente sensibili ai temi che verranno trattati all’interno del corso, ovvero le facoltà di Giurisprudenza, Lettere e Filosofia, Medicina e Psicologia.

Si tratta di un percorso aperto a tutte quelle persone (diplomati e laureati di primo e secondo livello) che intendano acquisire uno sguardo più ampio e una prospettiva critica utili a comprendere e a contrastare il fenomeno della violenza di genere in relazione ai differenti contesti, alle molteplici forme che essa assume (si pensi alle già richiamate minoranze di identità e di orientamento sessuale). In questo percorso verranno offerti strumenti che siano utili a promuovere una nuova cultura, capace di offrire un argine a quei fenomeni che trovano visibilità sociale spesso quando è oramai troppo tardi. Alla luce di ciò, il corso si caratterizzerà per il coinvolgimento di approcci e competenze afferenti alle scienze sociali, politiche, mediche, giuridiche, psicologiche e umanistico-antropologiche, provenienti dall’accademia ma anche dalla società civile.

Conoscere e comprendere sono dunque gli anticorpi necessari per contrastare la diffusione della violenza di genere e modificarne l’humus culturale nel quale essa attecchisce.

 

Per informazioni relative al corso di formazione è possibile scrivere a: corsoformazionesapienza.ccvig@uniroma1.it