Dolore pelvico cronico nella donna: una voce spesso inascoltata
Settembre 2023 Off Di Giovanni BrancatoMaria Grazia Porpora e Fiammetta Galli
Dipartimento di Materno infantile e Scienze urologiche
Il dolore è una delle più potenti armi di cui l’uomo dispone. Grazie ad esso, il corpo è messo in allerta su reali o presunti pericoli che potrebbero danneggiarlo e risponde tempestivamente, attuando meccanismi di difesa. Quando il dolore cronicizza, diventa esso stesso una malattia. Il dolore pelvico cronico (DPC) nella donna è definito come un dolore costante o intermittente, ciclico o aciclico, che include la dismenorrea e che persiste da oltre 6 mesi. Colpisce una donna su 7 e ha un impatto negativo sulla qualità di vita, con importanti risvolti socioeconomici. È responsabile del 10% delle visite ginecologiche, del 40% delle laparoscopie e del 12% delle isterectomie eseguite. Determina costi elevati per la spesa sanitaria (1.300$-7.000$ annui/donna negli USA) e per le assenze lavorative e la scarsa produttività.
Secondo l’OMS, la dismenorrea è presente nel 94% delle adolescenti, è la principale causa di assenze scolastiche ma spesso, anche se intensa e invalidante, viene considerata “normale” dalle famiglie e dai medici. È importante, invece, una valutazione e un trattamento tempestivi, sia perché può essere indicativa della presenza di endometriosi, sia perché sembra predisporre allo sviluppo di DPC e di dolore cronico non ginecologico nella vita adulta, con tendenza alla depressione e alla catastrofizzazione. Il DPC può avere cause ginecologiche e non ginecologiche, talvolta associate. L’endometriosi, presente in circa il 12% delle donne in età fertile, è la più frequente causa ginecologica, spesso misconosciuta e diagnosticata in media dopo 7 anni dall’insorgenza dei sintomi. Può manifestarsi con dismenorrea, dolore aciclico, dispareunia, talvolta, sintomi gastrointestinali o urinari. Le principali cause non ginecologiche includono patologie intestinali, urinarie, muscoloscheletriche e la fibromialgia.
Esiste un’associazione significativa tra queste patologie che rende la condizione più complessa e di più difficile inquadramento diagnostico e, pertanto, richiede un approccio multidisciplinare. Purtroppo, quando la donna chiede aiuto viene spesso inviata da uno specialista all’altro senza ottenere una risposta. La persistenza del dolore e la frustrazione nel non essere creduta condizionano i rapporti interpersonali e di coppia. Le spese sostenute pesano sul bilancio economico familiare. La cronicizzazione e i fattori psicosociali influiscono negativamente sulla percezione del dolore, mediante meccanismi di amplificazione e catastrofizzazione, innescando un circolo vizioso difficile da interrompere. Il DPC rientra tra le cosiddette “malattie invisibili” e condiziona pesantemente la sfera psicosociale dell’individuo.
È importante che tutti gli operatori della salute siano consapevoli dell’esistenza e della complessità di questa condizione e della necessità di una presa in carico globale della paziente da parte di un’equipe multidisciplinare dedicata e di un trattamento integrato personalizzato.