La Ricerca per la ripartenza e gli Studenti per la Ricerca

La Ricerca per la ripartenza e gli Studenti per la Ricerca

Maggio 2020 Off Di Giovanni Brancato

Stefania Fiamingo e Edoardo Trebbi
Studenti per la Ricerca

 

Cosa c’entrano ricerca, studenti e ripartenza? Sembra l’incipit di una barzelletta, ma in realtà c’entrano un po’ per tutto – e anche qualcosa in più di questi tempi.

A dispetto degli ultimi anni e (purtroppo) a causa dell’emergenza Covid-19, ci si inizia a chiedere “Avremo investito abbastanza sulla ricerca? Siamo veramente in grado di competere nel mondo con il nostro contributo?”. E dopo queste domande ci si rende veramente conto di quanto un nutrito apparato di ricerca nelle Università sia indispensabile nella vita di tutti i giorni della società e, soprattutto, quanto non averlo risulti controproducente, per tutti.

La ripartenza dei Paesi dopo il Covid-19 si prospetta meno faticosa per chi non si è mai fatto mancare cospicui stanziamenti a ricerca e sviluppo, e proprio il potenziamento della ricerca in tutti i campi sembra essere il nuovo paradigma per i Paesi rimasti un po’ indietro da questo punto di vista. L’Italia per esempio è tra quei Paesi che, pur investendo poco sulla ricerca e lo sviluppo, deve moltissimo al lavoro dei propri ricercatori e apparati universitari, che con le poche risorse che hanno riescono a conquistarsi il loro dignitoso spazio tra i punti di riferimento internazionale: come riportato dal quotidiano “La Stampa”, secondo dati Ocse l’Italia è al 27° posto per spesa in ricerca e sviluppo, ma 8° per numero di pubblicazioni. Questo indica una propensione degli italiani a investire il loro tempo in ciò che probabilmente non è solo lavoro, ma una vera e propria passione.

E questa passione la conoscono bene anche gli studenti, che all’Università La Sapienza hanno deciso di iniziare un progetto: Studenti per la Ricerca, appunto.

Questo è un progetto che nasce ben prima del Covid-19, nel 2018, quando alcuni studenti della Facoltà di Medicina e Odontoiatria hanno capito che proprio gli studenti, quelli che ancora devono “dare i mattoni”, che devono imparare come leggere un articolo su PubMed, che si fanno mille domande (perché ancora la strada è lunga per pensare di avere le risposte), proprio quei ragazzi e quelle ragazze anelavano di partecipare alla Scienza, capirne i metodi e i meccanismi. E così è nato il progetto. E così Studenti per la Ricerca si è diffuso, non solo alle altre discipline ma anche agli altri atenei, in tutta Italia, in maniera esponenziale.

Quello che rende allettante il progetto è l’obiettivo di immettere gli studenti nel mondo della ricerca ben prima dell’elaborazione della tesi, che nella norma costituisce il primo confronto con il mondo della ricerca scientifica. L’idea è che se una persona ha una forte propensione da ricercatore, non deve aspettare il post-laurea, ma può iniziare a entrare nei meccanismi sin da subito, dando il suo contributo e mettendoci la sua passione.

E qui arriva la seconda figura fondamentale del progetto: i docenti. Chi infatti, da profano, può approcciarsi a un mondo così complesso e metodico come quello della ricerca scientifica senza un mentore, senza una guida? Questo è il punto di forza del progetto: mettere in contatto i ricercatori di professione (i docenti) con i ricercatori aspiranti tali (gli studenti), pubblicando su una piattaforma unica i titoli di ricerca e permettendo che gli studenti si prenotino per prendere parte allo sviluppo del lavoro scientifico, fondamentalmente seguendo un ordine di prenotazione (first answer first service ! ) Ovviamente la piattaforma di Studenti per la Ricerca non fa distinzioni, è aperto infatti proprio a tutti coloro che studiano: dalle lauree triennali, a quelle a ciclo unico, alle magistrali, agli studenti delle specializzazioni. E non c’è filtro, non c’è una commissione giudicatrice. C’è solo un rapporto interpersonale tra studente e docente legato alla velocità di risposta alla richiesta da parte del docente ed alla capacità reciproca di sapere collaborare.

La voglia di imparare e partecipare è infatti qualcosa di radicato e diffuso nel mondo studentesco, forse anche più di quanto si sia abituati a pensare. Il Team di Studenti per la Ricerca per esempio già dai primi giorni di marzo si è messo a disposizione del Rettore e dell’Università per attività che riguardino la divulgazione di iniziative, campagne di solidarietà, informazioni, ma anche per la ricerca stessa contro il Covid-19.

Forse non siamo abituati a pensarli così, ma gli studenti possono essere una risorsa nel mondo della ricerca scientifica. Immaginiamo infatti non un gruppo di persone un po’ disorientati e naïve, bensì delle persone consapevoli e istruite sul modus operandi del ricercatore: ebbene queste sarebbero delle persone capaci di lavorare a singoli settori di un lavoro scientifico, rendendolo quindi accurato anche nelle parti più marginali, potenzialmente in minor tempo. Non solo: ragazzi e ragazze hanno “naturalmente” una visione innovativa del futuro; vivono e frequentano ambienti stimolanti in cui il confronto con altri studenti e realtà diverse allarga il modo di vedere, sapere, imparare e sperimentare. Senza tralasciare l’aspetto volontario: gli studenti non hanno nulla da guadagnare (venalmente parlando) nel mettere il loro tempo a disposizione per la ricerca, è puro interesse e passione.

Esiste un’idea di Università in cui docenti e studenti rappresentano un continuum di menti volte al progresso, in crescita costante, senza confini di possibilità dovuti ai ruoli. Perché la ricerca del nuovo, del non ancora compreso e da comprendere, non ha limiti. È il principio base di tutte le scienze, di tutte le discipline, delle idee di studio e ricerca stesse. Questo è il progetto di Studenti per la Ricerca.

Con questo non si vuole intendere che un docente, che ha già acquisito conoscenze e competenze (tanto da averne ormai fatto mestiere) possa essere messo sullo stesso piano o essere paragonato a uno studente, che per definizione è solo agli albori di quel percorso. Bensì si immagina un luogo che fa del confronto e della crescita un obiettivo a tutti i livelli di sapere. Si pensa l’Università come direttrice di un’orchestra di menti che attingono da bacini della conoscenza diversi, di entità diversa, e che proprio per questo ne costituiscono la ricchezza, l’armonia.

Possiamo e dobbiamo fare di più per spingere e supportare tutte le persone che hanno voglia di cultura, indipendentemente dal ruolo ricoperto. È per questo che anche un altro mantra dovrebbe accompagnarci in questa fase di ripartenza, nella ripresa e soprattutto dopo la fine della bufera: se amiamo l’Italia, ripartiamo da chi ricerca.